C’è una fase nelle relazioni lesbiche in cui smetti di pensare alle ex della tua partner come figure del passato. Perché non sono nel passato. Sono vive, presenti, sorridenti, con ruoli attivi nei gruppi Telegram, nelle cene di compleanno, e – sorpresa! – anche nella tua vita.
Claudia incontra Francesca a una serata che più lesbica di così si muore: tema astrologia, vino biodinamico e playlist di Carmen Consoli. Scintille, sorrisi, messaggi notturni pieni di meme e vulnerabilità condivisa. Tutto sembra andare per il meglio. Finché, durante l’organizzazione del loro primo brunch insieme, Francesca sgancia la bomba con la naturalezza di chi lo ha già fatto cento volte: “Ah, domenica viene anche la mia ex. Te la devo presentare, vi amerete”. Claudia sorride. Dice: “Certo, volentieri”. Ma intende: Perché? Perché deve venire anche la tua ex? Ma non può dirlo. Perché nella cultura lesbica dell’armonia a tutti i costi, “essere mature” significa accettare con naturalezza che l’ex di lei faccia parte della vostra storia prima ancora che questa sia davvero iniziata.
Ed eccola lì, al tavolo del brunch: Anna, la famosa ex. Raggiante, sicura, con quel tipo di intimità che solo chi ti ha vista piangere alle tre di notte può avere. Francesca la guarda con una luce che Claudia finge di non notare.
“Anna mi è stata vicina nei momenti peggiori. Adesso è la mia persona di riferimento”. Claudia annuisce. Dentro, un piccolo incendio controllato comincia a bruciare. Perché tutto sembra così sano, così elaborato, così da manuale della lesbica evoluta, che c’è qualcosa di profondamente stonato. E la cosa incredibile è che questa dinamica esiste da sempre. È una di quelle costanti dei lesbodrammi che si tramandano di generazione in generazione, come le poesie di Saffo o le cassette di The L Word: l’ex che resta. Che non scompare. Che diventa “migliore amica” e, spesso, che non se n’è mai andata davvero.
Claudia lo sente. Ogni volta che Francesca ride un po’ troppo forte a una battuta di Anna. Ogni volta che dice “siete così simili, è assurdo!”, come se fosse un complimento. Ma tace. Perché dire qualcosa sarebbe passare per insicura, possessiva, fuori tempo massimo rispetto al galateo emotivo lesbo.
E così, quando Anna propone un weekend tra ragazze a Napoli – lei, Francesca e Claudia – come “esperimento di sorellanza post-amorosa”, Claudia dice: “Bellissimo”. Intende: sto per impazzire.
Vi lascio con questa frase di Monique Wittig, che sembra scritta apposta per questo tipo di dinamiche emotive infinite: “Non ci si separa mai davvero da chi si è amato. Si cambia forma, si cambia nome, ma il nodo resta”.
E voi? Siete riuscite a essere amiche delle vostre ex? O è solo un modo per non dirsi mai davvero addio? Scrivetelo nei commenti.
[Foto: Kiley Lawson – Unsplash]