Esiste una categoria umana precisa, riconoscibile, quasi mitologica. Appare soprattutto nei circoli lesbo, nei festival femministi, nei brunch queer a tema “decolonizzare il tofu”: la cricca saffica affiatata, inossidabile, vagamente intimidatoria. Individuate una per una sono gentili. Dolci. A tratti persino timide. Ma appena si muovono in formazione… Succede qualcosa. È come se si attivasse un campo di forza. Un’energia collettiva fatta di sinapsi telepatiche, sarcasmo tagliente e intuizioni emotive sovrumane. Si parlano con gli occhi. Ridono prima ancora che tu finisca una frase. Non sono aggressive. Sono solo… sincronizzate. Troppo. “L’individuo è timido, la folla è feroce” diceva Elias Canetti, che forse ha visto un aperitivo lesbico e ci ha scritto Massa e potere.
Lavinia la vede da lontano. Emma. Bellissima. Occhi intensi. Camicia oversize. Vibe da ragazza che sa cosa vuole e probabilmente ha una compostiera in balcone. Si sorridono. C’è un minimo di campo energetico. Una possibilità. Lavinia prende coraggio. Si avvicina. Ed è lì che succede. Si voltano tutte. Come un’unica creatura tentacolare fatta di eyeliner waterproof, sarcasmo ed esperienze comuni. Una alza un sopracciglio. Un’altra fa un sorrisetto che sembra dire: “Carina… pensa di avere una chance”. La terza fissa Lavinia con l’intensità di chi sa riconoscere un trauma relazionale solo annusandoti l’ansia. È il sabba silenzioso. La scena è teatrale ma muta. Non c’è ostilità. È che loro sono una micro-società emotiva, con codici precisi, citazioni condivise, e un’allergia comune per l’improvvisazione sentimentale. Tu arrivi da fuori. Senza copione. Sei il personaggio secondario in una sitcom lesbica dove tutti si conoscono dal pilot.
Emma però ti guarda. Ti guarda davvero. Con uno sguardo piccolo, ma acceso. Un varco. Allora Lavinia dice qualcosa. Qualcosa di semplice. Un saluto, un complimento. E il gruppo ascolta, misura, valuta. Il flirt non è più tra due persone. È un atto collettivo. Un rituale in cui, per piacere a lei, devi passare anche attraverso lo sguardo (e il sarcasmo) delle sue amiche. Una soft trial by fire in cui non si rischia la vita, ma un’umiliazione sottile sì. “L’inferno sono gli altri” dice Sartre. Ma non aveva mai flirtato con una ragazza lesbica circondata da tre ex, due amiche terapeutiche e una che fa teatro queer performativo. Nel mondo saffico, ogni interazione sentimentale è anche un fenomeno sociale, relazionale, teatrale.
Cercavi uno sguardo? Hai trovato una comunità, un ecosistema. E, volente o nolente, un pubblico.
To be continued… ✨👀