C’è un fenomeno misterioso, studiato da antropologhe queer e bariste di fiducia: l’amore tra donne ha spesso il ritmo di un fuoco d’artificio che parte già a mezz’aria. Niente accensione lenta, niente fase di corteggiamento rilassata. No. Qui si parte in quinta, col bagagliaio pieno di traumi da condividere e la cartina di IKEA già in mano per scegliere la cucina. Il Paradosso della Fretta Sentimentale.
Nel mondo saffico, la temporalità segue leggi proprie. Dopo tre vocali su Tinder (o Instagram, che è Tinder travestito da galleria d’arte) e due caffè – di cui uno era solo un “ci vediamo un attimo per darci il libro”– ti ritrovi a parlare di come chiamerete il vostro primo gatto adottato insieme. E il peggio? Ci credi.
Protagoniste di oggi: Gilda e Giorgia.
Gilda ha 31 anni e una collezione di tote bag con slogan femministi. Giorgia è il tipo che ordina un espresso e poi ci mette mezz’ora a berlo, perché “la vita va assaporata”. Si incontrano a una serata di poesia performativa. Gilda è lì per caso, trascinata da un’amica; Giorgia è sul palco, declamando versi su “come l’amore è un eco tra viscere e vene”. Dopo la performance, Gilda si avvicina al bancone per ordinare un drink. Giorgia è lì, sorseggiando il suo espresso.
Giorgia: Non credi anche tu che l’intimità sia un processo spirituale?
Gilda: Totalmente. Tipo… ci siamo già incontrate in un’altra vita.
[Voce nella testa di Gilda: Oddio, forse stavolta è quella giusta. Già la vedo con mia madre]
Nel giro di 9 giorni, Giorgia ha una spazzola da lasciare a casa di Gilda, parlano di condividere un tappetino yoga, e Gilda è convinta di aver trovato il suo “porto calmo”. Ma come in ogni tragedia classica, il climax arriva subito dopo il primo atto.
Il Silenzio Radio
Il primo messaggio che suona stonato: “Oggi sono un po’ confusa, magari ci sentiamo domani”. Poi, il famigerato “visualizzato” che resta lì, come un altarino alla speranza. I giorni si allungano come chewing gum dimenticati al sole. I silenzi diventano pesanti come certe verità mai dette. Gilda comincia il pellegrinaggio sulle storie Instagram:
Ha messo una storia. Ride. Con una mano. Una mano che non è la mia.
Il ghosting mistico
Giorgia non sparisce subito. No. Prima serve quell’ultima pennellata spirituale, il colpo di scena teatrale: Forse abbiamo corso troppo. Ma era tutto così bello. Forse ci rincontreremo, in un altro tempo. Quando saremo pronte. E Gilda rimane lì. Con il tappetino yoga, la playlist condivisa su Spotify e l’eco di quel “sei diversa dalle altre” che ora suona come una maledizione karmica.
La Sindrome del Turbo-Love
Ma perché succede? Forse perché, nel microcosmo lesbico, l’intimità emotiva arriva prima di quella fisica. Forse perché condividere traumi e passioni sembra più autentico di un “vediamoci per un drink”. O forse perché, a volte, è più facile sognare il per sempre che reggere il presente. Ma occhio: l’amore che corre, troppo spesso, inciampa. E quello che parte in salita… di solito si schianta in discesa.
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E così si chiude anche questo viaggio. La rubrica finisce qui, almeno per ora. Ci prendiamo la pausa estiva, dopo le fatiche del RomaPride, ma tranquille: niente lesbo drammi, niente voice note da 8 minuti da ascoltare in bagno. Siamo extracomplicate, mica tragiche. Ci vediamo in giro per i pride in tutta Italia. Portate glitter, meme e la vostra ultima crush che “stavolta è diversa” (sì, come no).
🌈 Con affetto, ironia e un paio di messaggi non risposti.
[Foto di Michal Balog – Unsplash]