Sarebbe bello, ci siamo dett*, ricordare Michela Murgia.
Sarebbe facile, se ci fossero le parole. Non quelle che esistono già, ovvio, se esistessero altre parole. Se si inventassero le parole necessarie a dire Michela Murgia. Le parole sufficienti a raccontare un’amica, la più saggia e più matta di tutte. Quel tipo di amica che tiene testa ai bulletti da strapazzo che a te fanno tanta paura. Ma a lei no, almeno così dice, poi incassa i colpi al posto tuo e va a vomitare di nascosto, ma tu adesso sei al sicuro.
Se esistessero le parole per dire lo sgomento provato quando abbiamo sentito: “Michela Murgia non c’è più!”. Quasi ci abbiamo creduto, ma è stato solo un momento, poi, che sollievo, abbiamo girato la testa e lei era ancora lì. Proprio lì, nello sguardo di una giovane donna che non vuole compiacere nessuno. O lì, nella testa di chi no, non ha nessuna intenzione di stare zitta. Oppure lì, dentro ai libri sul comodino. Lì, nel pensiero lucidissimo, perfetto. Lì, nel sorriso di un’elfa, o forse era una strega che danza sopra roghi di inquisizioni mai sante. Ma soprattutto lì, nelle mani intrecciate di una famiglia di persone unite a fare la storia.
Se esistessero le parole poi per raccontare di quella sera che l’abbiamo conosciuta: una festa a bordo piscina, un gran caldo, vietatissimo tuffarsi, ovviamente. E indovinate invece chi, altrettanto ovviamente si tuffava completamente vestita con la sua tunica bianca a fiori viola ? Indovinate chi, nuotando placidamente, si faceva rincorrere dalla sicurezza per tutto il perimetro? Chi, riemergendo come se nulla fosse, si strizzava i capelli nero notte e ci diceva: “I divieti sciocchi non li ho mai rispettati!”. Poi sorrideva, Antigone, gatta, bambina, e si allontanava nella notte intorno.
“Ricordatemi come vi pare“, ha detto e, come nell’unica canzone che abbia mai scritto, si è fatta isola, terra sospesa all’orizzonte, fata Morgana, miraggio superiore, distanza che non si può colmare, che non si può ricordare, come un verbo per sempre al futuro, impossibile da coniugare.
Inutile sforzarci dunque, non troveremo mai le parole. Per questo motivo allora, proveremo a usare le sue. Ancora una volta serviranno a non sentirci pers*: gocce d’acqua dentro a un cielo di piombo. Michela Murgia ha detto che la tempesta non è altro che un milione di goccioline, ma con il vento giusto. Ha solo omesso di aggiungere che quel vento, un giorno, sarebbe stata lei.
Da oggi e per sempre facciamo tempesta per Michela Murgia!
ISOLA
Antonella Ruggiero
testo di Michela Murgia
Isola
Piena di luce
Non ti guarderò più da lontano
E più mi avvicino
Davvero io vedo chi sei
Là in mezzo al mare
Uno scrigno da scoprire
Fosse misura di te
Questa distanza.