AUT Magazine

Perché è importante la carriera alias nelle scuole e sul lavoro

di Milo Serraglia
Le vite delle persone trans* sono sotto bombardamento istituzionale e mediatico: ispezioni, illazioni, interrogazioni parlamentari, talk televisivi, raccolta firme piegati alla retorica pro-life. Alla battaglia contro la carriera alias, ora si aggiunge il caso dell’Ospedale Careggi di Firenze con l’ennesimo attacco strumentale nei confronti delle persone più piccole della nostra comunità, bambin* e adolescenti gender variant. E’ necessario proteggere le persone trans* più giovani a partire dal diritto allo studio e a non essere oggetto di discriminazione, proprio come prevede la nostra Costituzione.
alexander-grey-IDxuUey3M5E-unsplash

In tutto il mondo, e quindi anche in Italia, è in corso da anni una “caccia all’omo”, come la definì nel suo libro dal titolo omonimo il giornalista Simone Alliva, per identificare in maniera molto efficace la moderna crociata contro le persone LGBTQIA+ che da un decennio almeno vede le coppie di donne o di uomini che hanno figl* e le persone trans* sempre più bersaglio delle forze politiche di destra e dei cosiddetti movimenti “per la vita”. La motivazione evidente è che due mamma, due papà, “un uomo che diventa donna”, “una donna che diventa uomo” rappresentano per loro la distruzione del paradigma del solo vero pensiero unico che ha sempre dominato in Italia: quello cattolico. Per fortuna quasi più nessun* teme di finire all’inferno, perciò l’unica soluzione rimasta ai pro-lifelli d’Italia è ricorrere al panpenalismo: un nuovo reato per ogni “problema”, laddove per problema il Governo attuale intende “presunto diritto” da negare a colpi di decreti (rave, migranti, proteste ambientaliste), proposte di legge contro la 194 (capacità giuridica del concepito, ascolto del battito) e per rendere la GPA reato universale, azioni delle Procure contro le coppie composte da due madri, solo per fare alcuni tragici esempi di questo primo anno dell’era Meloni. 

Sul fronte dei diritti LGBTQIA+ a tenere banco sono state a lungo le famiglie arcobaleno, mentre si iniziava ad additare le persone trans* come il gender personificato. E così, una volta consumato il delitto perfetto contro le Famiglie Arcobaleno, sono diventate più aggressive le campagne mediatiche e le azioni contro le persone trans*: cartellonistica, inserzioni e petizioni contro chi – a detta loro – confonde le creature portando il gender a scuola; una proposta di legge a prima firma Pillon per bandire le persone trans* da tutti gli sport a tutti i livelli e in qualsiasi contesto; diffide contro le scuole che hanno adottato regolamenti per la cosiddetta carriera alias; fino ad arrivare agli ultimi giorni di gennaio, quando il Ministero della Salute – a seguito di un’interrogazione di Maurizio Gasparri basata sui “si dice” – ha inviato degli ispettori all’Ospedale Careggi di Firenze per indagare su eventuali irregolarità nei percorsi di affermazione di genere di bambin* e adolescenti gender variant, con particolare riguardo ai protocolli di somministrazione dei puberty blockers. Al momento in cui scrivo le indiscrezioni fin qui trapelate ci dicono di alcune presunte irregolarità tutte ancora da verificare riguardo ai percorsi psicologici preliminari previsti prima di iniziare a somministrare il farmaco a minori trans* prebubescenti. Ci ritornerò più avanti, cerchiamo intanto di capire perché la onlus catto-talebana, guidata da Jacopo Coghe, protettore delle serrande, e Maria Rachele Ruiu, già candidata di FDI, si è così fissata contro questo strumento di tutela. Per farlo bisogna partire, a stare strett*, ad almeno 10 anni fa. 

Nel 2016 Josep Bergoglio, durante un incontro con religiosi e seminaristi a Tbilisi, disse, tra le altre cose, che “La teoria gender è una guerra mondiale contro il matrimonio”. Parole davvero progressiste (sic!) pronunciate a pochi mesi dall’approvazione in Italia della Legge 76/2016 che regola le unioni civili tra persone dello stesso sesso e le convivenze di fatto. Devono averlo preso in parola i pro-vita che, se nei giorni dispari lo contestano perché fa concessioni (quali?) alla comunità LGBTQIA+, nei giorni pari conducono una lotta senza quartiere proprio contro il gender, così spaventoso tanto da essere utilizzato da Bergoglio (quando era ancora vescovo in Argentina) per fomentare le folle (incluse le suore di clausura!) a scendere in piazza contro il matrimonio egualitario, che a detta sua avrebbe fatto sprofondare il Paese come Atlantide. 

Nessun paese è sprofondato, eppure il gender continua ad aleggiare in Europa – ma non solo – come uno spettro che a qualcuno fa quasi più paura di quello del comunismo di Karl Marx. 

In Italia le campagne della onlus cattolica si sono negli anni intensificate e la “nuova” ondata anti-gender riguarda le scuole e quindi le vite e i diritti delle persone più giovani. 

Le affissioni, spesso rimosse perché contrarie al DL Infrastrutture 2021 che prevede “il divieto di pubblicità che proponga messaggi […] discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche”, ma anche le vele, recitano: “Basta confondere le identità dei bambini”. Nascevano come strumenti della campagna contro l’educazione sesso-affettiva nelle scuole ma si prestano ormai da qualche tempo anche alla propaganda contro l’introduzione del regolamento per la carriera alias nelle scuole, cioè una disposizione interna che ogni singolo istituto decide singolarmente se adottare o meno, e che permette alle persone che frequentano le scuole superiori (ma è prevista anche in qualche scuola elementare e media) di far utilizzare, a chi lo richiede, genere e nomi diversi da quelli assegnati alla nascita nei rapporti tra pari, con il corpo docente e con il personale, nei registri elettronici e in tutto ciò che avviene all’interno della scuola. Serve, in breve, a garantire il diritto allo studio delle persone trans*, che sono quelle più soggette ad abbandono scolastico, il ché in una reazione a catena le porta poi a essere meno scolarizzate e dunque penalizzate ed escluse dall’accesso al lavoro, oltre ad avere un forte impatto sulla socialità e quindi sulla salute mentale e fisica. 

A dicembre 2022 ProVita & Famiglie Onlus – di cui è presidente Toni Brandi, un imprenditore del settore turistico legato a doppio filo con Forza Nuova come emerso da alcune inchieste giornalistiche – ha inviato 150 diffide alle scuole superiori italiane che avevano approvato la carriera alias. La risposta della comunità trans* non si è limitata a una serie di post sui social che in punta di diritto dimostravano l’assoluta legittimità dei regolamenti alias, ma sta soprattutto nella controdiffida inviata dall’associazione trans* romana Gender X che ha di fatto annullato l’azione pro-life e anche tranquillizzato le dirigenze scolastiche a proseguire in questa strada di civiltà. Ma gli animi catto-talebani non si sono placati e continuano a battere su questo tasto, portando tra gli altri “argomenti” quello che si tratti di una recente moda “degli arcobalenati” per confondere i bambini e le bambine. 

Posto che la difesa del diritto allo studio in tutte le sue sfumature non è per nulla una moda recente, ma ha consentito a diverse categorie un tempo escluse di scolarizzarsi, va detto anche a chi fa finta di non saperlo che se è vero che che la carriera alias nelle scuole è arrivata (qui…) solo da pochi anni, in realtà è qualcosa di già sperimentato nelle Università Italiane da almeno un decennio e che si è evoluto nel tempo: in principio fu il doppio libretto previsto nel 2013 dall’Università di Padova e poi da altri atenei, fino alla famigerata carriera alias in vigore ormai in quasi tutte le Università pubbliche con regolamenti sempre meno machiavellici che prevedono semplicemente che la persona trans* con documenti non ancora rettificati al momento dell’immatricolazione faccia la richiesta che verrà gestita dalla segreteria nel rispetto della privacy della persona e senza allegare certificato medico con diagnosi di disforia di genere. 

Come è arrivata la carriera alias nelle scuole superiori? Nulla di straordinario: le persone trans* non iniziano magicamente a esistere solo dopo la maggiore età, quindi era più che logico che iniziassero a rivendicare questa forma di tutela anche prima di diventare “grandi”, ricordando così oltretutto che, come cantava Mia Martini, “sono stata anch’io bambina”, stimolando una buona fetta di genitori non solo a non farsi prendere da brivido orrore raccapriccio, ma ad accompagnare le loro piccole creature in un percorso che resta tortuoso ma lo è un po’ di meno se c’è una comunità educante che le accoglie in tutta la loro meravigliosa interezza. Tra l’altro il paradosso creato dalla carriera alias è che in maniera volontaria e politica, non medicalizzata ma consapevole, le persone trans* stanno costringendo lo Stato a mettere davvero in pratica, nel rispetto della dignità della persona, una parte del percorso di affermazione di genere che era una volta imposta anche a scopo di scoraggiare a proseguire ǝ che veniva vissuta come una tortura: il real-life test, cioè un periodo (lungo, troppo) durante il quale la persona trans* doveva dimostrare di potersi meritare i trattamenti ormonali e chirurgici facendo una vita da travestì (con tutto il portato negativo che ancora ha nella nostra cultura etero cis binaria il travestitismo) per provare sulla propria pelle come si stava “nell’altro genere”. Peccato che ci si stava malissimo, perché insieme a quell’assurdo dovere di risultare credibile agli occhi della società cis etero patriarcale non era previsto anche il giusto diritto a non essere trattat* come mostr*, non c’era un patto sociale per cui ad azione A corrisponde B ossia: ok io “mi travesto” ma tu mi chiami Milo o Miranda. Le persona trans* venivano semplicemente mandate allo sbaraglio, con tutti i rischi che ne conseguono. Oggi siamo noi che diciamo no al limbo infinito per arrivare a dama (cioè a sentenza per la rettifica, per le operazioni, per gli ormoni) e che inventiamo percorsi e modalità nuove creando scompiglio, portando a dire che così non va bene proprio a chi diceva che si doveva fare così. Sarà appunto perché insieme al dovere ci abbiamo messo anche il piacere, ossia il diritto. Allo studio e a non essere oggetto di discriminazione proprio come prevede la Costituzione.

Dalle scuole alle Università alle fabbriche, come si diceva una volta, anche se il percorso è stato inverso perché ci sono state persone pioniere anche nel mondo del lavoro che si sono battute per il proprio diritto come singole all’interno delle aziende già dagli inizi degli anni 2000 fino a tempi più recenti, aprendo così la strada (lunghissima) che ha portato l’anno scorso alla ratifica dei primi CCNL che prevedono l’identità alias per chi lavora nella Pubblica Amministrazione, nella Sanità, nella Scuola, oltre al comparto Multiservizi che dovrebbe regolamentarla nella contrattazione di secondo livello in corso. Passare dalla contrattazione ad personam a quella collettiva ha messo le persone trans* che lavorano al riparo da possibili ripensamenti delle aziende che non erano in alcun modo vincolate a rispettare un accordo basato su una buona pratica invece che su un diritto sindacale: quello della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. 

Ci è voluta pazienza certosina per creare un combinato disposto tra normative UE, (mal) recepite dall’Italia, decreti, testi unici e quant’altro, ma un tassello è stato messo al suo posto, compreso quello del rischio di ritrovarsi senza lavoro perché trans*. Non abbiamo dimenticato Cloe Bianco che per noi non è solamente una storia triste ma una vertenza sindacale che nessun* ha voluto o saputo gestire. Così come, più di recente, siamo stat* col fiato sospeso per un’altra professoressa, Giovanna Cristina Vivinetto, che, dopo un procedimento durato 3 anni ,ha avuto ragione contro una scuola romana che – a detta del dirigente scolastico – l’aveva licenziata “per giusta causa” ǝ invece si trattava di transfobia. 

Come è potuto succedere? Perché non esiste una legge che tuteli le persone trans* contro le discriminazioni sul lavoro, a differenza di quanto accade per l’orientamento sessuale, e quindi c’è stata un prova di forza della dirigenza che ha fatto i suoi giusti calcoli: non voglio “un trans” a scuola (ma allora perché l’hai assunta? Non ha mai nascosto di essere una donna trans!) e quindi la licenzio inventando fantomatiche inadempienze, perché tanto sono quasi sicuro che non farà ricorso per paura e comunque, anche se lo farà, staremo in ballo chissà quanto in tribunale e se anche il tribunale le darà ragione al massimo dovrò pagare gli stipendi non corrisposti senza alcuna sanzione ulteriore, avendo ottenuto comunque il mio scopo: aver accasato dalla mia scuola “un trans”. Ed è effettivamente così che è andata: Vivinetto è stata risarcita, la sentenza si sofferma pochissimo sul reale motivo del licenziamento, cioè la discriminazione in quanto trans*, e l’azienda perde non perché ha discriminato ma perché non ha ottemperato al contratto rispetto al principio della giusta causa. 

Mentre scrivo il flusso dei pensieri viene interrotto spesso dal ritmo febbrile dei messaggi nelle chat di attivismo: dobbiamo trovare ancora altre energie per difendere le nostre vite trans* dall’ennesimo attacco strumentale nei confronti delle persone più piccole della nostra comunità, bambin* e adolescenti gender variant, delle loro famiglie e del personale dell’Ospedale Careggi di Firenze che le accompagna nel percorso di affermazione di genere. Come accennato all’inizio di questo pezzo, siamo sotto bombardamento istituzionale e mediatico: ispezioni, illazioni, interrogazioni parlamentari, talk televisivi piegati alla retorica pro-life in cui si paventano pericoli e mancanza di informazioni sui rischi – benefici connessi alla somministrazione della triptorelina, un bloccante della pubertà somministrato secondo criteri strettissimi stabiliti dal Comitato Nazionale di Bioetica, presieduto (ahinoi!) da Assuntina Morresi che è anche Vice Capo Gabinetto del Ministero della Famiglia, Natalità e Pari Opportunità, braccio destro di Eugenia Roccella, una garanzia! 

Non stupisce quindi, nel ripasso matto e disperato delle carte che si sta facendo in questi giorni per sostenere ancora più efficacemente le persone più indifese della nostra comunità, di ritrovare in fondo al documento del Comitato Nazionale di Bioetica del 2018 – quello con cui si autorizzava l’utilizzo della triptorelina off-label (ossia al di fuori dell’impiego previsto originariamente per il farmaco), una postilla molto stizzita in cui Morresi – avversa alla decisione – porta a sostegno della sua tesi contraria nientemeno che un post di Arcilesbica in cui si paragonavano i percorsi di affermazione di genere alle cosiddette terapie di conversione: sostengono Gramolini & Danna, che non esistono bambin* gender variant, adolescenti trans+ ma che sono bambine lesbiche e bambini gay ai quali vengono imposte “terapie di conversione”, una pratica che dicono di aver purtroppo assaggiato. 

Ora, non metto in dubbio che sia successo anche a loro, ma non posso accettare la menzogna che ai loro tempi siano state costrette a essere maschi, semmai saranno state forzate a essere donne etero ed è una violenza che conosco, da persona assegnata femmina alla nascita che per salvarsi in qualche modo scelse la via del lesbismo anche se non era la sua vera natura. Violenze che dunque non neghiamo, e che anzi combattiamo ancora oggi però proprio contro i pro-life amici di Arcilesbica che sono contrari a una legge che le metta al bando come già avvenuto in altri Paesi Europei: Germania, Francia, Grecia, Spagna, Malta, il Parlamento di Madrid, della Murcia, dell’Andalusia e di Aragona le hanno già vietate, mentre Belgio, Austria, Finlandia, Portogallo, Svizzera e UK hanno dichiarato che lo faranno. All’appello mancano solo pochi Stati, detti silenti, tra i quali purtroppo l’Italia. 

Ma interessa forse questo ad Arcilesbica e al suo codazzo di parvenu? Assolutamente no, e continua la guerra contro le persone trans* raccogliendo firme contro la chiusura del Careggi. Ben 80… ancora meno delle 100 messe faticosamente insieme contro la GPA. Una strategia perdente, come fatto notare persino da Marina Terragni (RadFem Italia) che non ha firmato nessuna delle due affidando ai social le sue motivazioni: è inutile, perché nella guerra dei numeri perdiamo. E in effetti tra la lettera di Agedo (270 famiglie) e quella di Genderlens (circa 2mila firme da tutto il mondo) è una disfatta totale, che però non ci lascia per niente tranquill*. 

In questo vuoto legislativo generale in tema di diritti LGBTQIA+, il vortice di contraddizioni creato da questa alleanza incredibile, tra provita/Arcilesbica/ Radfem e qualche gay alla ricerca continua di ri-posizionamenti personali, rischia di travolgere chiunque, tranne chi da posizioni privilegiate parla di pericoli mentre ci mette in pericolo e pare non voler capire che ci si mette a sua volta: è certo che, se e quando finiranno con noi, sarà un altro lo spauracchio da agitare per scopi elettorali. Se finiranno. Perché abbiamo attraversato secoli ma siamo ancora qui, siamo diventate persone adulte, alcune addirittura anziane, senza morire tutte ammazzate, nonostante la società ci dicesse, e ancora ci dica, che non siamo degne di questo mondo. E allora tocca proprio a noi esserci per le persone più piccole. Non posso pensare di arrendermi e di non stare con loro in questa ennesima battaglia, perché significherebbe lasciare ancora una volta da solo il piccolo me che non aveva nessuno dalla sua parte a dirgli che non era sbagliato. Ci prenderemo tutto: scuola, salute, lavoro, casa e pure la triptorelina e gli ormoni e gli interventi e i documenti, ǝ si farà l’amore ognuno come gli va, perché vinta questa partita il passo successivo sarà salutare con tutti gli onori la Legge 164/82, i protocolli patologizzanti e approvare, finalmente, la Legge che vogliamo. 

[Foto di Alexander Grey e Aiden Craver]

Articoli Correlati
Loredane M. Tshilombo
Pride: ieri, oggi, domani

Nel corso di 30 anni il pride in Italia ha attraversato diverse fasi. Come è cambiato negli anni, come è percepito diversamente dalle generazioni, nei propositi, negli obiettivi, nei racconti e soprattutto in un’ottica intersezionale? Una prospettiva personale e politica di una militante cresciuta insieme e in mezzo ai cortei.

Santiago Olivares
L’ispirazione di SakoAsko per il RomaPride

Santiago Olivares, meglio conosciuto come SakoAsko, è l’artista che ha realizzato l’illustrazione-manifesto del RomaPride 2024. Gli abbiamo chiesto di di raccontarci cosa lo ha ispirato per realizzarla.

Luca Ragazzi
40 anni di pride attraverso il cinema

Abbiamo fatto passi da gigante da quel ’94 del primo Pride italiano e il cinema e la televisione, da sempre specchio della società, lo hanno saputo raccontare bene. Anzi, talvolta, è lecito pensare che abbiano aiutato il dibattito, mostrando quantomeno modelli diversi da quelli veicolati dalle barzellette e nel migliore dei casi, traghettando il paese verso il progresso. Ripercorriamo insieme i film più significativi per la comunità.

Chiara Sfregola
Le unioni civili ci hanno regalato l’illusione di essere un Paese normale

Le istanze dei Pride dal 1994 a oggi sono cambiate? E come si sono evolute? Un dato è certo: volevamo una legge contro l’omolesbotransfobia e non l’abbiamo. Sono passati 8 anni dall’approvazione delle unioni civili e del matrimonio egualitario nemmeno l’ombra. Si sta avverando la profezia paventata da Famiglie Arcobaleno all’epoca, e cioè che questa legge “contentino”, incompleta a causa dello stralcio della stepchild adoption, non sarebbe stata toccata per 10 anni. Poi dicono che i Pride non servono più…

Isa Borrelli
Nostra è la rabbia

Il primo Pride fu rivolta. E mai come oggi in Italia e nel mondo lottiamo per la sopravvivenza. Viviamo sotto un governo fascista che perseguita le persone trans* e nonbinarie, le coppie omogenitoriali e lesbiche, che picchia studenti, ostacola il diritto all’aborto, nega una casa e un salario minimo a una popolazione sempre più povera, ma soprattutto è complice di un genocidio che osserviamo sempre più assopiti dagli smartphone. E’ tempo di riprendenderci spazi, luoghi e potere di parola.

Alessandro Michetti
Scie luminose queer al METEORE Fest 2024

Quest’anno non dovremo aspettare la notte di San Lorenzo per vedere delle meteore attraversare il cielo, basterà puntare il nostro sguardo verso gli spazi di Roma Smistamento fino al 15 giugno e di BASE Milano dal 21 al 29 giugno. A sprigionare l’energia detonatrice queer sarà il METEORE Fest – Lo spazio è queer. Ne parliamo con Carlo Settimio Battisti, Nicola Brucoli e Federico Sacco di TWM Factory.

Valeria Scancarello
La genZ incontra Dario Bellezza

“Bellezza, addio” è il titolo del documentario ideato da Massimiliano Palmese e diretto insieme a Carmen Giardina. Si tratta di un omaggio alla figura di Dario Bellezza, il celebre poeta romano, amico di Pasolini, Moravia, Morante, una delle voci più intense e originali della poesia italiana contemporanea. Ci siamo chiesti: quanti giovani oggi lo conoscono? Per questo abbiamo affidato a una delle nostre giovani penne l’intervista a Massimiliano Palmese. Quello che state per leggere è l’incontro tra le nuove generazioni e Beltà.

Sciltian Gastaldi
Fra pischell* e “scarti” 

Come cambiano i giovani di oggi rispetto a quelli di ieri. Fra errori, imprecisioni, ideologie e voglia di cercare un senso. Tre prospettive raccontate da student* del liceo e una panoramica offerta dal loro professore.

Paolo Notarticola
Il presente e il futuro visto dagli student*. Battaglie di oggi e obiettivi di domani

Le manganellate a Pisa. Il decreto ecovandali. I tagli all’istruzione. Segnali forti di assenza totale di politiche concrete a sostegno dei giovani. In questo contesto, le manifestazioni studentesche rappresentano non solo un mezzo per esprimere dissenso, ma anche un’opportunità di partecipazione attiva alla vita democratica del Paese. 
Un’appassionata analisi in prima persona delle sfide che si trovano a fronteggiare l* giovani. Con granitica determinazione.

Andrea Collins Amadio
Libri young adult, per adolescenti e non solo

La letteratura young adult è un genere per giovani adulti, ossia quella nicchia di adolescenti che va dai 14 ai 19 anni, troppo grande per le storie da bambini, ma ancora acerbo per un Michel Houellebecq o un Carrère. Hanno per protagonisti teenager da poco maggiorenni che affrontano i dilemmi tipici dell’adolescenza La realtà, però, è che il genere viene spesso letto maggiormente da chi i 20 li ha superati anche da alcuni anni. I maggior fruitori infatti sono persone di 40 anni. Forse perché la letteratura non ha mai età, come le emozioni. 

Sara Innamorati
La grammatica del conformismo nella scuola e nelle università italiane

Quanto è difficile riuscire a trovare una propria identità e una propria verità in un contesto di estremo conformismo, studiando su libri di testo scritti perlopiù da uomini eterosessuali e cis-gender? Continuare a insegnare con un sistema binario limita studentesse e studenti nella loro consapevolezza identitaria. La grammatica del conformismo spiegata da chi la vive sui banchi di scuola.

Camilla Rugolotto
Il modello transfemminista per rendere la scuola un posto sicuro

Per raggiungere un modello di scuola inclusiva servono strumenti per riconoscere, combattere e prevenire dinamiche di prevaricazione e violenza di genere insite in abitudini, gesti e parole di matrice patriarcale di cui siamo inconsapevoli. Abbiamo chiesto a Rete degli Studenti Medi, associazione fatta da student3 delle scuole superiori, di raccontarci la scuola italiana da chi vive quelle aule e quei corridoi ogni giorno.

Nicolas Pasantes
Come rendere la scuola uno spazio aperto a tutti i corpi e le identità?

La scuola italiana deve fare i conti con un problema di omobilesbotransfobia e, per quanto carriere alias e bagni genderless siano un primo passo per diminuire il minority stress che le persone lgbtqia+ soffrono quotidianamente anche dentro le mura scolastiche, bisogna fare molto di più. A dircelo, questa volta non sono i dati, ma loro: l3 student3. Abbiamo chiesto infatti a Rete degli Studenti Medi, associazione fatta da student3 delle scuole superiori, di raccontarci la scuola italiana da chi vive quelle aule e quei corridoi ogni giorno.

Nicola Brucoli e Ulderico Sconci
Roma, una puntata alla volta

Si dice sempre che c’è uno scollamento tra i giovani e la politica. Che la gen Z pensa solo ai social e a diventare famos*. Noi invece vi raccontiamo un’altra realtà. Quella dei tant* ragazzi e ragazze roman*, i pischelli appunto, impegnati e interessati alla politica. E lo facciamo attraverso gli autori di Roma Capita, un podacast che racconta una capitale piena di associazioni e comitati dal basso, di iniziative e centri culturali indipendenti formati da giovanissim* e che fa le pulci agli amministratori. Altro che i balletti di TikTok.

Emiliano Metalli
Pischellə teatrali e non: qualche esempio e un po’ di storia

Nel mondo del teatro e dello spettacolo sono tant* i giovani e le giovani artist* che hanno conquistato passo dopo passo spazi di creatività, influenzando sottili mutamenti sociali. Da Sarah Bernhardt a Greta Garbo, da Marlene Dietrich a Judy Garland, da Mario Mieli fino ai giovan* autori di oggi. Artist* che hanno saputo scavare nel tema identitario cercando di rinnovare lo spessore, il volume e il carattere di ogni scelta di autodeterminazione, impiegando linguaggi trasversali. 

Chiara Tesei
Quel (poco) che ho capito sull3 piskell3

Non può esistere più lotta queer senza quella transfemminista, antirazzista, per il clima e per qualunque istanza non rispetti la vita, umana e non. Le nuove menti affrontano le loro battaglie con creatività. Hanno i mezzi e sanno come usarli. Conoscono le parole per comunicare ciò che sentono. E se per quello che sentono la parola non esiste, nessun problema: la creano. Ecco come sono l3 pischell3 attivist3 della gen Z, visti da Chiara Tesei, referente del Gruppo Giovani del Mario Mieli. 

Sciltian Gastaldi
HIV, 40 anni senza vaccino

La scoperta del virus dell’immunodeficienza acquisita umana (Hiv) compie in questi giorni 40 anni, 23 aprile 1984, ed è un compleanno davvero triste, perché a oggi non esiste ancora un vaccino e le prospettive future non sembrano promettere nulla di buono. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Caterina Fimiani, medico specialista in Allergologia e Immunologia clinica presso il Policlinico Umberto I di Roma.

Egizia Mondini
L’editoriale – Pischell*

La parola a chi è adolescente, studente, nativodigitale, alle giovani menti, alle generazioni Zeta e Alfa. Del resto sono da sempre ciclicamente loro il motore del loro tempo. Questo AUT lascia la parola (e la tastiera) ai pischell*.

Francesco Ferreri
Dall’alto al basso. Perché è sempre tutta colpa dei giovani

Quando parliamo di discriminazioni, e di come quelle discriminazioni vengono raccontate, non possiamo non riconoscere il ruolo che il potere ha in questa dinamica. La società ha imposto delle gerarchie molto chiare sui corpi e sulle identità delle persone e questo sistema di potere fa di tutto per preservarsi, così come fa di tutto per manipolare ogni forma di protesta che potrebbe metterlo in difficoltà. Finché le generazioni più grandi continueranno a guardare quelle più piccole “from top to bottom”, non avremo uno sguardo oggettivo.

Yuri Guaiana
L’importanza della solidarietà internazionale per la comunità lgbtqia+ in Russia

Una delle situazioni più pericolose che come comunità ci troviamo oggi a fronteggiare è la dura repressione in Russia. La Corte Suprema russa ha dichiarato il movimento pubblico internazionale lgbtqia+ come estremista. A pochi giorni dalle elezioni presidenziali, due persone che lavoravano in un bar gay sono state arrestate e ora rischiano fino a 10 anni di reclusione. Non potevano che scatenarsi proteste, petizioni e azioni collettive: un’ondata di solidarietà internazionale necessaria e, ci auguriamo, efficace. 

Emiliano Metalli
Neapolis e le sue voci. In memoria di Enzo Moscato

A distanza di un mese dalla sua morte, disegniamo un profilo del regista e attore italiano, esponente di spicco della nuova drammaturgia partenopea. Enzo Moscato ha espresso Napoli con spudoratezza, narrando un mondo parallelo di emarginati, prostitute e omosessuali, metafora di una condizione esistenziale sospesa tra il maschile e il femminile.

Luca de Santis
L’editoriale – Monopolis: la città per un solo giocatore

Nel gioco del “Monopolis”, metafora della nostra società attuale, le nostre città sono diventate più chiuse che mai, i benefici e i privilegi sono tutti per un singolo cittadino: quello maschio, eterosessuale, bianco, abile, ricco, conforme, quello che vince “senza passare dal Via!”, mentre il resto della popolazione viene messo da parte, ignorato o addirittura penalizzato.

Baldurs gate 3
Marina Pierri
Quando il (video)gioco è inclusivo: la lezione del consenso di Astarion in Baldur’s Gate 3

Può un videogioco insegnare cosa sia il consenso e l’abuso? Essere survivor o abuser? Nel pluripremiato videogame Baldur’s Gate 3 il personaggio pansessuale di Astarion è una masterclass di scrittura, in un “viaggio dell’eroina” sviscerato dalla più esperta studiosa del campo, Marina Pierri.

Majid Capovani
Stai fermo un turno, anzi, due! La (velata) oppressione delle identità impreviste

Non si è solo emarginatə in quanto queer, ma in quanto queer e razzializzatə, in quanto queer e religiosə, queer e neurodivergentə/disabilə e molte altre possibili combinazioni. Trovare dei luoghi davvero safe, in cui poter esprimere liberamente la propria identità con tutte le sue intersezioni, diventa molto difficile, contribuendo ad alimentare quel senso di solitudine e isolamento che moltə di noi si portano dietro, imprevisti di una società che non contempla esistenze e vissuti come i nostri. Strettə nella sensazione di essere sempre “troppo” o “troppo poco”.

Luca Ragazzi
Festival di cinema queer in Italia. Lo stato dell’arte

In tempi in cui il cinema è nel nostro salotto, hanno ancora senso i festival? Se i film a tematica LGBTQIA+ ormai vincono gli Oscar, ai festival restano solo gli scarti? Non è così. Dietro questi festival c’è un enorme lavoro di ricerca.

Milo Serraglia
Perché è importante la carriera alias nelle scuole e sul lavoro

Le vite delle persone trans* sono sotto bombardamento istituzionale e mediatico: ispezioni, illazioni, interrogazioni parlamentari, talk televisivi, raccolta firme piegati alla retorica pro-life. Alla battaglia contro la carriera alias, ora si aggiunge il caso dell’Ospedale Careggi di Firenze con l’ennesimo attacco strumentale nei confronti delle persone più piccole della nostra comunità, bambin* e adolescenti gender variant. E’ necessario proteggere le persone trans* più giovani a partire dal diritto allo studio e a non essere oggetto di discriminazione, proprio come prevede la nostra Costituzione.

Mohamed Maalel
Imprevisti e probabilità: essere italiani di seconda generazione

Nascere e crescere in Italia con un padre tunisino e una madre italiana spesso significa essere ritenuti soggetti al limite, continuamente in cerca di definizione. Siamo sicur* di star giocando con le stesse regole?

Marcello Lupo
Vai in prigione! Storia di una rinascita

Quanti sono i pregiudizi e le difficoltà che gli ex detenuti devono fronteggiare quando vengono reintrodotti nella società? La reintegrazione nel tessuto sociale e lavorativo è un passo cruciale per la vera libertà e il cambiamento positivo nella vita di chi ha scontato una pena e deve essere messo in condizione di tornare alla vita.

Aldo Mastellone
Soldi colorati: come riconoscere il rainbowashing nelle campagne Pride

Nella città di Monopolis come orientarsi nella comunicazione aziendale della diversity e inclusion? Perché un’azienda decide di esporsi su questi temi? E’ vero che “guadagnano sulla nostra pelle” come spesso leggiamo sui social network? Ed è davvero solo per soldi? Ecco una guida semplice e pratica su come riconoscere il rainbowashing. 

Marina Cuollo
Tu non giochi! Rivoluzionare la rappresentazione della disabilità nei media.

Mentre i paesi anglofoni iniziano ormai a considerare inammissibile la simulazione del corpo disabile come performance attoriale, in Italia questa è una pratica ampiamente diffusa. Riconoscere l’importanza di avere persone con disabilità nell’intera filiera dell’industria audiovisiva è un passo fondamentale. Che è tempo di fare.

Isabella Borrelli
Sfamiglia Queer: da cura a pratica politica

La decostruzione della famiglia tradizionale: una riflessione sulle nuove dinamiche relazionali che mettono in discussione una serie di concetti che non ci rappresentano più nelle identità. E ancora: l’importanza delle reti relazionali queer e le sfide nel contesto politico contemporaneo. Perché oggi più che mai la famiglia è politica.

Luca de Santis
Il mio mondo nei videogiochi

In occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo “Gamer girl”, abbiamo intervistato Valerie Notari, autrice transgender, gamer e veterana del cosplay italiano. Un intimo sguardo a un’altra famiglia, quella virtuale del mondo dei videogiochi. Una conversazione appassionante sulla crescita personale, l’identità di genere e il potere transformativo delle storie.

Sciltian Gastaldi
Storia di un gruppo rivoluzionario degli anni ’80

Uno dei primi esempi di quella che oggi chiamiamo famiglia queer ebbe origine proprio a Roma, tra le persone del gruppo dirigente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, nella seconda metà degli anni ‘80. Una domenica pomeriggio, abbiamo riunito in un salotto romano alcuni di loro: Francesco Gnerre, Giorgio Gigliotti e Andrea Pini, e ci siamo fatti raccontare da loro quella che fu la loro ‘comune frocia’. Nel ricordo di Marco Sanna.

Sara Paolella
Scomodo: una questione di famiglia

Scomodo è uno dei prodotti editoriali più interessanti degli ultimi anni. E’ un mensile cartaceo di approfondimento che rappresenta uno spazio di espressione per centinaia di redattori, artisti, creativi e scrittori under 30. Come Aut, combattono la superficialità, la mancanza di approfondimento dell’informazione mainstream e vogliono connettere mondo fisico e digitale. E la redazione è all’interno dello Spin Time, spazio di rigenerazione urbana a Roma. Se non sapete chi sono, è tempo di conoscere questi ragazzi.

Luca de Santis
Queer family: le serie TV che la raccontano meglio

Nella comunità LGBTQIA+ la famiglia ha tanti significati, più ampi e complessi di quanto si creda, e le serie TV negli ultimi anni hanno provato a raccontarle. Io ho chiesto alla mia famiglia queer di mandarmi un vocale con i loro titoli preferiti. Un po’ diario, un po’ podcast, un po’ una finestra intima. Perché se si ha avuto la fortuna di incontrare persone così speciali, condividerle è il miglior regalo che si possa fare.

Mauro Angelozzi
Madonna Celebration Tour: riunione di famiglia

Quello che Madonna ci ha sempre insegnato è che non è nei legami di sangue che si trova la pace. E quella che si è ritrovata intorno a lei in occasione del Celebration Tour è sicuramente la sua fedele e inossidabile (come lei) queer family: vite sopra le righe, famiglie dove tutto è possibile, dove ci si ama e ci si odia in libertà, dove la stravaganza si fa arte e il genere conta zero. Noi eravamo alla tappa di Colonia e vi raccontiamo com’è andata. 

Karma B
A Michela Murgia

“Ricordatemi come vi pare”, ha detto, e si è fatta isola, miraggio superiore, fata morgana, distanza da non colmare, qualcosa che non si può ricordare, come un verbo che ha solo il presente, impossibile da coniugare. Se esistessero le parole giuste per “dire” Michela Murgia sarebbero quelle che le Karma B hanno dedicato a lei sul palco dei Rainbow Awards 2023, di fronte al marito, il figlio e una parte della sua numerosa e variegata queer family. 

Roberta Ortolano
Il nostro percorso di procreazione medicalmente assistita 

Un viaggio intimo attraverso le sfide della maternità lesbica: un racconto di coraggio, speranza, resistenza e determinazione con il sogno di diventare genitori.

Giovanni Raulli
Casa Arcobaleno: le famiglie che ti salvano

Siamo entrat* all’interno di Casa Arcobaleno, il rifugio per giovani LGBTQIA+ espulsi dalle proprie famiglie. Perché non sempre le famiglie di origine rappresentano un porto sicuro. E per salvarci abbiamo bisogno di scialuppe di salvataggio.

Egizia Mondini
L’editoriale – Queer families

Le famiglie queer, intese come reti di affetto e sostegno costruite al di là dei tradizionali legami di sangue, rappresentano un esempio tangibile di amore, inclusività e solidarietà. Quanto sono state importanti in passato e quanto lo sono ancora oggi?

Andrea Pini
Co-housing: una proposta per vivere insieme

Dove spariscono le persone LGBTQ+ quando invecchiano? La maggior parte si ritira riducendo contatti, relazioni ed attività sociali, fino all’invisibilità. Eppure sono tante le energie, le competenze, le esperienze che possiamo mettere in circolo per far fluire in azioni di aiuto reciproco. Serve un ponte tra le vecchie e le nuove generazioni, che dia un senso ai ricordi degli uni e forza agli altri. E il co-housing può rispondere a questa esigenza.

Pino Anastasi
Famiglie di salvataggio ai tempi dell’aids

Un viaggio nelle memorie di chi ha affrontato l’epidemia di aids, dalle prime notizie a una tesi di laurea, da Muccassassina all’Unità di Strada, il  racconto di chi ha trasformato l’impegno in sostegno.

Chiara Tesei
Di salute mentale e tabù di coppia

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Elena Incatasciato
Di bisessualità e pansessualità

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Ali Bravini
Di poliamore, neurodivergenze e salute mentale

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Michela Andreozzi
E se non voglio essere madre?

Essere donna prima di essere madre. Decidere di NON avere figli è ancora un tabù. Dalla discriminazione alla scelta: il percorso verso una vita senza maternità raccontato dalla sagace penna di Michela Andreozzi.

Egizia Mondini
L’editoriale: quali sono i tabù di oggi?

Quello che è tabù per uno può essere pregiudizio per un altro. Quando apriamo il barattolo e dobbiamo decidere cosa metterci dentro, le diverse prospettive emergono e diventano esse stesse un interessante spunto di riflessione e confronto. 

Alessandro Michetti
Il porno è ancora un tabù?

La vergogna è il braccio armato dei tabù, che a loro volta sono l’impalcatura che tiene in piedi uno dei dogmi più insidiosi e castranti che esistano: la sacralità del sesso. Intervista ad Alice Scornajenghi, creatrice dell’acclamata fanzine erotica Ossì, spazio per una narrativa porno di qualità.

Raffaella Mottana
Soli

Il tema tabù coinvolge anche la questione delle nuove coppie: troppie, coppie aperte, poliamoros*. E proprio a questo è ispirato questo racconto. Un altro frutto della collaborazione con Accento Edizioni con i suoi promettenti, brillanti giovani autori. 

Francesco Ferreri
Tabù, tra paura e controllo

Il potere dei tabù: strumenti sociali di controllo e l’influenza infettiva all’interno dei gruppi, anche lgbtqia+.

Giulia Paganelli
Corpi grassi: tabù e identità nella comunità LGBTQIA+

Grassofobia: la battaglia contro gli stereotipi nella comunità LGBTQIA+, nell’era di Sam Smith.

Ali Bravini
Basta un pezzo di carta (?)

Tabù di genere e percorsi trans: la necessità di un cambio radicale.

Luca Ragazzi
La sessualità tra gli anziani nel cinema: oltre il tabù 

Desiderio e intimità: rappresentazioni della sessualità tra anziani, oltre gli stereotipi. Ecco un’antologia dei film che trattano (bene) l’argomento. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
Lo stigma della depressione

Intervista al Trio Medusa, ambassador della campagna “La Depressione non si sconfigge a parole”.

Valeria Scancarello
Il “peso” dello stigma: centimetri della mia storia

Affrontando la grassofobia: una riflessione personale sulla società e l’accettazione di sé.

Egizia Mondini
L’editoriale – Nuove mappe per orientarsi

C’è venuta voglia di indagare nuove geografie, zoomando sui dettagli, sbirciando dentro i vicoli delle nostre sfumature, vedendo fino a che punto ci siamo spinti alla scoperta di nuovi territori, ridisegnando la mappa del nostro ecosistema. Ne è emersa una nuova cartografia della comunità lgbtqia+, e non solo, intrigante e stimolante, ma con confini mai troppo definiti. Non vi resta che sfogliare l’atlante insieme a noi.

Isabella Borrelli
Il linguaggio inclusivo fa schifo

“Vi inventate sempre nuove parole” è l’accusa più diffusa e fessa mai fatta alla comunità lgbtqia+. Il linguaggio neutro ha provato a proporre nuove mappature che scardinassero il maschile universale. L’utilizzo di linguaggi neutrali e non binari ha avvistato una nuova terra del linguaggio queer. La rottura del paradigma, della norma e del cambiamento è invece non solo qualcosa a cui aspirare ma una pratica politica. E’ anche attraverso il cambiamento e sovvertimento del linguaggio che pratichiamo la nostra dissidenza. E affermiamo la nostra esistenza. 

FRAD
Non si può più dire niente?

Sembra l’argomento del momento, anche in bocca a chi ancora fa fatica a capirne il senso. Un senso prima ancora umano che politico. E allora noi, abbiamo pensato di prenderci anche un po’ in giro. Per non farci dire che ci prendiamo sempre e solo troppo sul serio. E chi meglio di FRAD poteva riuscirci? Ma davvero con noi persone LGBQTQIA+non si può più dire niente? E non si può scherzare? Per fortuna ci sono le vignette di Frad.

Antonia Caruso
È davvero inclusivo parlare inclusivo? 

Abbiamo iniziato davvero a credere che cambiando le parole sarebbe cambiato il mondo. Se non ché, il resto del mondo continua a non saper né leggere né scrivere e la lingua del futuro non sarà sicuramente l’italiano.

Jennifer Guerra
Il movimento trans-femminista oggi in Italia

Non solo grandi città. Dalle Case delle donne ai centri antiviolenza; l’importante rete di supporto della rete transfemminista italiana cresce nei piccoli centri con oltre 150 gruppi e iniziative.

Gayly Planet
Le nuove geografie del turismo LGBTQIA+

Dai Grand Tour ai Gay Camp: il turismo LGBTQIA+ in Italia racconta la storia della nostra comunità, dall’Ottocento fino ai giorni nostri.

Vincenzo Branà
L’importanza dei pride di provincia

Piccoli centri, grandi Pride: dal caso di Latina a quello di Campobasso, dalla crescita di Ragusa all’abbraccio orgoglioso di Lodi. E se la politica LGBTQIA+ ripartisse da qui?

Alessia Laudoni Moonday_yoga
Mappe corporee: un viaggio affascinante di connessione e consapevolezza 

Chakra e identità, la connessione tra corpo e spirito è un viaggio di consapevolezza e integrazione che porta allo svelamento del proprio sé al resto della comunità.

Livia Patta
Una mappa verso il Sé: le costellazioni familiari

Accettazione e identità, liberando il passato e imparando dal lessico familiare. Il potere dei legami relazionali cambiano vite, costruiscono comunità, generano galassie.

Luca Ragazzi
Guida per orientarsi nelle piattaforme on demand

Se parliamo di mappe per orientarsi, allora sappiamo bene quanto possa essere utile una guida per non perdersi nei meandri labirintici e infiniti dei film a tematica lgbtqia+ delle library delle piattaforme on demand. Questa la nostra.

Alessandro Michetti
Via Balilla, è così che dovrebbe andare il mondo

Esplorando uno dei quartieri più accoglienti della comunità LGBTQIA+ a Roma, protagonista del documentario “Noi qui così siamo” di Maurizio Montesi.

Collettivo “La Gilda del Cassero”
Geografie queer dal pianeta nerd

La Gilda di Bologna da anni promuove i giochi da tavolo come strumento di impatto sociale e politico per le persone LGBTQIA+, battendosi per una giusta rappresentazione e decolonizzazione degli immaginari ludici.

Mohamed Maalel
Palermo è la mappa del mio corpo

Un diario pieno di coordinate alla ricerca di ricordi, aspettative e identità, nella capitale più LGBTQIA+ della Sicilia. Il racconto intimo e personale di un pugliese, per metà tunisino, che lascia la sua terra per un posto tutto nuovo: la Palermo di oggi.

Nicolò Bellon
Guida agli uomini passati di qua

Tra le note di Milva e Dalla, tra le strade di Roma e Biella, il giovane scrittore Nicolò Bellon disegna una mappa di ricordi, sentimenti e malinconie.

Alessandro Michetti
Chieti, la provincia che vive in mille città

Vivere l’identità LGBTQIA+ nei piccoli centri e il bisogno di spazi sicuri e protetti dall’omotransfobia: un’intervista al consigliere Arcigay di Teramo, Fabio Milillo.

Edoardo Tulli
Per una città diversa in una società di uguali

Una lotta che dal 1994 arriva a oggi: un progetto di riqualificazione per rompere i confini e accogliere la comunità del Palazzo Mario Mieli nel quartiere San Paolo a Roma.

Giacomo Guccinelli
Asessualità e aromaticismo. Identità politiche e narrativa dell’assenza

Le persone aroace, asessuali e aromantiche, sono identità che problematizzano, mettono in dubbio e si sottraggono da ciò che la maggioranza pensa sia normale all’interno delle dinamiche relazionali. Disegnando nuove geografie dei rapporti.

Simone Gambirasio
Corpi disabili, corpi invisibili

I luoghi di visibilità LGBTQIA+ sono davvero così accessibili per le persone con disabilità?

Antonia Caruso
Occhio non vede, cuore non vota

L’invisibilità si crea con l’esclusione dal campo visivo, è un processo attivo e selettivo per annullare l’essenza dell’altro. Ed è soprattutto all’interno della popolazione trans che troviamo un gatekeeping interno.

Stephan Mills
Il mio corpo intersex invisibile

Perché così poche persone conoscono la realtà intersex? E’ tempo di rendere più visibile una realtà ancora troppo poco conosciuta: quella dei corpi intersex. Un percorso di lotta per ottenere i cambiamenti desiderati e di accettazione degli aspetti che non vogliamo cambiare. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
L’editoriale: Invisibili

Essere visibili è un atto politico, di autoaffermazione, autodeterminazione e affrancamento, ma anche un’urgenza esistenziale, oltre che di condivisione. Perché “fuori dalla collettività c’è solo la mitomania”. 

Aldo Mastellone
Comunità trans nello sport: quando rendersi visibili è rivoluzione

La situazione delle persone LGBTQIA+ nello sport agonistico. Intervista a Guglielmo Giannotta, Presidente di ACET, Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere.

Ambra Angiolini
Come la politica e l’economia sfruttano la nostra invisibilità

Far tornare le nostre diverse identità gli unici luoghi davvero interessanti da visitare, è la rivoluzione che dobbiamo mettere in atto.

Francesco Lepore
Sacerdoti omosessuali al bivio

Da una voluta invisibilità al bisogno di coming out. Anche in Vaticano.

Daniele Coluzzi
L’omosessualità nella letteratura italiana: una storia di invisibilità

Da Michelangelo a Tasso, come gli artisti hanno usato le loro opere per celebrare i propri amori.

Paolo Di Lorenzo
Il “cucciolo” che spaccò l’America in due

Il coming out di Ellen DeGeneres e una Hollywood piena di armadi che non fu più la stessa.

Loredane Tshilombo
Black Queerness: quando sei abituato a essere invisibile

Nella presunta visibilità queer conquistata c’è l’invisibilità delle persone non bianche: il dibattito politico e la sfida del rispetto sociale in una società che riesce a convivere con più di venticinquemila persone black and brown morte o disperse nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni.

Luca de Santis
Come sta cambiando l’identità fascista

I simboli nostalgici si legano a felpe alla moda, gli smartphone branditi al posto di bibbie e crocifissi, spariscono le divise militari scoprendo corpi muscolosi e cappelli di pelliccia. “Etero Pride”, “All lives metters”, “Libertà di essere madri”: i nuovi fascisti si appropriano dei nostri riferimenti e delle nostre parole, per mostrarsi più accettabili ma mantenendo gli strumenti di sempre: violenza e oppressione.

Luca Ragazzi
Quando il cinema queer era invisibile, o quasi

Veloce rassegna dei film italiani che hanno contribuito alla lotta per i diritti LGBTQIA+.

Matteo Albanese
Bisessualità: un orientamento doppiamente al margine

Secondo la comunità gay e lesbica, i bisessuali sono uomini gay velati e le bisessuali donne etero opportuniste. Secondo la società eterosessuale le persone bisessuali sono ingorde e insaziabili a livello sessuale, più portate alla promiscuità e alla non-monogamia. Non c’è da stupirsi che il pensiero bisessuale sia praticamente sconosciuto in Italia. Più invisibilità di così…

Mohamed Maalel
Non sono più un uomo

Un racconto inedito che parla di multiculturalità, identità, invisibilità.

Ali Bravini
Fuori dai binari: una prospettiva che sfida le convenzioni di genere

Se un Dio esiste è sicuramente non binario. Allora chi siamo noi umani per pretendere di doverci descrivere come maschi o femmine? E’ necessario restituire consistenza a prospettive invisibilizzate da un binarismo imposto che da secoli caratterizza la nostra cultura e spesso anche la visione della nostra comunità LGBTQIA+.

Roberto Gualtieri
40 anni di storia nella città di Roma

L’obiettivo dell’Amministrazione romana è quella di rendere la città sempre più accogliente, giusta e in ascolto. Una sfida che deve essere vinta assolutamente.

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
The Luxurian Age of Muccassassina

Intervista a Vladimir Luxuria, ex direttrice artistica di Muccassassina. Per scoprire come nasce un mito.

Antonia Caruso
In questa notte tutte le vacche sono gay

Chissà se a Mario Mieli avrebbe fatto piacere diventare mariomieli, martire, eroina, poeta e anche stencil. Antonia Caruso ha tratteggiato per noi un suo personalissimo ritratto, irriverente, ironico, punk, di quel Mario Mieli di cui portiamo il nome da 40 anni. Un Mario Mieli eccessivo ma mai eccedente. 

Monica Cirinnà
Unioni civili, divisioni politiche

Più che il percorso di una legge, un’epopea omerica, fatta di insidie, tradimenti e successi che alla fine hanno portato al (desiderato?) approdo. A ripercorrerlo insieme a noi è Monica Cirinnà.

Mario Colamarino
Il Mario Mieli è di nuovo Aut

Il Magazine del Circolo è tornato in circolazione, stavolta on line. Il Presidente del Circolo Mario Mieli, in veste di editore, ci spiega la spinta che ha portato a questo ritorno.

Isabella Borrelli
Si è fr**i anche per il culo degli altrə

Chi era Mario Mieli? L’intellettuale, il filosofo, lo scrittore, l’avanguardista? A proporci una sua rilettura è Isabella Borrelli, attivista lesbofemminista intersezionale.

Vanni Piccolo
Da AMOR al Mieli

Il Circolo Mario Mieli secondo Vanni Piccolo, presidente dal 1984 al 1990.

Deborah Di Cave
La storia di un circolo a cui devo anche un po’ la mia

La prima presidentessa nella storia del Mario Mieli ci racconta il suo Circolo.

Sebastiano Secci
Pride e Resistenza

Era il 2019 e gridavamo: chi non si accontenta lotta. A raccontarcelo, l’allora presidente Sebastiano Secci.

Rossana Praitano
Anniversario di rubino

Rosso come il rubino simbolo di quest’anniversario e come la passione per l’attivismo politico della ex presidentessa Rossana Praitano

Emiliano Metalli
Teatro di lotta: Norme, Traviate e Mieli on stage

Una retrospettiva su Mario Mieli drammaturgo. Perché sì, fu anche questo.

Emiliano Metalli
Mario Mieli autore, regista, costumista, scenografo, truccatore: qualcosa di magico

Osserviamo Mario Mieli attraverso la lente del teatro: una figura di intellettuale complesso, agitatore culturale, politico dissacrante, controcorrente, avanguardista, spesso inarrivabile e in anticipo su temi e metodologie. 

Indice dei contenuti
Ultimi post
NOI SIAMO SOCIAL

Seguici per rimanere aggiornat*!

La pagina che stai cercando è in aggiornamento! Contattaci per non perderti nessuna novità di AUT Magazine!