AUT Magazine

In questa notte tutte le vacche sono gay

Chissà se a Mario Mieli avrebbe fatto piacere diventare mariomieli, martire, eroina, poeta e anche stencil. Antonia Caruso ha tratteggiato per noi un suo personalissimo ritratto, irriverente, ironico, punk, di quel Mario Mieli di cui portiamo il nome da 40 anni. Un Mario Mieli eccessivo ma mai eccedente. 
In questa notte non tutte le vacche sono gay. Antonia Caruso

“Mario Mieli aveva intuito negli anni ‘70 che la lotta avrebbero dovuto portarla avanti le donne, i neri e gli omosessuali. In effetti, dopo quasi cinquant’anni stiamo ancora qui che ci proviamo. Oggi viene considerato/osannato in quanto esemplare protoqueer. Queer prima del queer, transfemminista prima del transfemminismo, postmoderno prima del postmoderno. Più che contemporaneo, un antitemporaneo”. Antonia Caruso, scrittrice, sceneggiatrice di fumetti e direttrice artistica del festival di cinema trans Divergenti, ha tratteggiato per noi un suo personalissimo ritratto, irriverente, ironico, punk,  di quel Mario Mieli di cui portiamo il nome da 40 anni. Un Mario Mieli eccessivo ma mai eccedente. 

Chissà se a Mario Paolo Mieli avrebbe fatto piacere diventare mariomieli martire, eroina, poeta (forse poeta sì, lo era già), stencil. Fosse ancora vivo forse avrebbe aperto un suo ashram, teso com’era verso dell‘amore e del sesso (non prima di qualche passaggio al Maurizio Costanzo Show a litigare con Aldo Busi e Carmelo Bene, solo per prenderci per il culo) o forse verso l’amore e il sesso, determinativi, specifici. Era pur sempre nei vent’anni, come se adesso invece li ascoltassimo. Al peggio avrebbe trovato una nicchia in un cattolicesimo rurale come il Ferretti (Giovanni Lindo, non René) o in uno apocrifo e tantrico che probabilmente nemmeno esiste ma è bello immaginarlo.

Alla fine Mieli lo conosciamo ancora troppo occidentale. Non ha avuto il tempo di districarsi, ma ce l’avrebbe fatta. Le sue basi teoriche erano le più saldamente occidentali di quei tempi andati che furono. Idee diffuse, anche elitarie (più per il linguaggio che altro) come il comunismo più sincero di Marx, la psicoanalisi e l’alchimia (cosa tra questi fosse elitario e cosa no non sta a me dirlo), da qui poi avrebbe potuto prendere il largo. Difficilmente Mieli avrebbe potuto coniugare una politica identitaria dei diritti con la rubedo. Ross*, come il comunismo. Non un comunismo coi baffi, uno glabro, liscio, sessualmente consapevole, non molto maschio. Cosa ne potevano sapere i partiti della pansessualità? 

Non avevano senso i diritti senza una lubrica e lubrificata liberazione del proprio desiderio omosessuale. E come avrebbe accolto Mieli quel Partito dell’amore (non l’altro)? Avrebbe apprezzato per quella mossa anti-istituzionale e poi catturato qualche pornoscintilla e cercato di bruciare le urne elettorali e le code divise per genere? O si sarebbe sdegnato per l’eterosessualità imperante di quel tipo di porno? Perché non è mai avvenuto che duettassero Mario Mieli e Moana Pozzi (anche se nessuno le avesse viste, basterebbe saperlo)? 

Mieli aveva intuito che la lotta avrebbero dovuto portarla avanti “le donne, i neri e gli omosessuali”. In effetti dopo quasi cinquant’anni stiamo ancora qui che ci proviamo, ché nel mentre e il riflusso e la televisione e il terrorismo e comunque gli uomini eterocis e la politica e comunque ancora è una prospettiva dirompente. Oggi viene considerato/osannato in quanto esemplare protoqueer. Queer prima del queer, transfemminista prima del transfemminismo, postmoderno prima del postmoderno (forse coevo). Più che contemporaneo è antitemporaneo. Ne dovremmo ammirare il rinascimentale passo lungo più che la lungimiranza verso quello che ora noi pensiamo debba essere l’orizzonte politico e di senso: il queer, il transfemminismo. È più facile da assumere in qualsiasi sua contraddizione se coincide con il presente e il futuro che crediamo decenti. 

Senza avere la certezza che una volta che il queer fosse diventato egemone (si fa per dire egemone, si scherza) Mieli avrebbe voluto starci ancora.
Aveva tutta una tensione verso il femminile, che fosse una zeppa, un rossetto o una parte nascosta, ostracizzata del sé. Finora ho usato il maschile, ma perché poi? Mieli si considerava transessuale.

Teorizzava e probabilmente avrebbe incarnato un’androginia, anzi una ginandria alchemica più che un transessualismo (o una transessualità? comunque entrambe suonano così sbagliate ora), usando meno ermafroditismo, che sa di proiezione di maschi esoterici non consapevoli di essere criptotrans e l’oro lo cercavano fuori da sé, invece di trasformare la bijoutteria in oro vero. 

Senza dimenticare una grande attenzione verso il cazzo, come merce e come godimento. Per fortuna che il cazzo è proprio tra le cose che non diventeranno mai davvero una merce del capitalismo. Non il fallo, non la maschilità, il cazzo proprio. Mentre la vendita della maschilità è palesemente una pantomima o comunque una palese presa per il culo, la vendita della femminilità è segretamente propedeutica a valorizzare l’utero (solo in un secondo momento, prima lo charme). Il cazzo nel momento in cui diventa visibile e osservabile nei vari stadi del suo essere e del suo apparire (com’era il pisello di mariomieli, era circonciso? è disgustoso chiederselo?). D’altronde senza un pene come si può (edu)castrare?

Oggi abbiamo capito che la cultura non sarà né rivoluzionaria né economicamente sostenibile senza della pila da fuori, diventata com’è l’asso pigliatutto delle politiche comunali (dalla sagra del biscotto pucciato alla Turandot con ologrammi e poltrone vibranti). Nel 1977 era ancora tutto possibile nonostante le reazioni avverse fossero decisamente inconcepibili in quanto facenti strutturali della stessa realtà. Per togliersi di dosso il fascismo e i partiti e anche il ‘68 stesso, lo sforzo da fare era notevole, per immaginare altro ancora di più. Anche Mieli credeva in un teatro politico e rivoluzionario (anche Valerie Solanas ci aveva provato), qualcosa che poteva essere eversivo, che costava sicuramente meno del cinema (scrisse una sceneggiatura di un film che mi sembra di aver visto milioni di anni fa in un cineclub romano), aveva quella dimensione comunitaria che piaceva, tutta schiamazzi, fervore e boutade. Per dire che la performance di genere poteva avere una struttura e una narrazione più solida di una vita vissuta che va un po’ come capita.

Nonostante la massiccia presenza psicoanalitica, poi, non si aveva ancora estrema contezza del fatto che liberare la sessualità e liberare il desiderio non avrebbe fatto affiorare i peggio traumi e le peggio, come si diceva un tempo, nevrosi. Bisogna andarci piano. Era e rimane una naïveté quella di scatenare un perverso polimorfo non problematico e non, come si dice ora, triggeringE Mieli paranoico e schizofrenico (vorrei vedere voi al posto suo, a provocare il mondo), Mieli elitario, borghese, Mieli suicida, che ce ne facciamo? Ricordiamoci di mariomieli come esagerata, lungimirante, eccessiva (non eccedente), critica, criptica, teneramente marxista, curiosa, impaziente.

Articoli Correlati
Michela Andreozzi
E se non voglio essere madre?

Essere donna prima di essere madre. Decidere di NON avere figli è ancora un tabù. Dalla discriminazione alla scelta: il percorso verso una vita senza maternità raccontato dalla sagace penna di Michela Andreozzi.

Egizia Mondini
L’editoriale: quali sono i tabù di oggi?

Quello che è tabù per uno può essere pregiudizio per un altro. Quando apriamo il barattolo e dobbiamo decidere cosa metterci dentro, le diverse prospettive emergono e diventano esse stesse un interessante spunto di riflessione e confronto. 

Alessandro Michetti
Il porno è ancora un tabù?

La vergogna è il braccio armato dei tabù, che a loro volta sono l’impalcatura che tiene in piedi uno dei dogmi più insidiosi e castranti che esistano: la sacralità del sesso. Intervista ad Alice Scornajenghi, creatrice dell’acclamata fanzine erotica Ossì, spazio per una narrativa porno di qualità.

Raffaella Mottana
Soli

Il tema tabù coinvolge anche la questione delle nuove coppie: troppie, coppie aperte, poliamoros*. E proprio a questo è ispirato questo racconto. Un altro frutto della collaborazione con Accento Edizioni con i suoi promettenti, brillanti giovani autori. 

Francesco Ferreri
Tabù, tra paura e controllo

Il potere dei tabù: strumenti sociali di controllo e l’influenza infettiva all’interno dei gruppi, anche lgbtqia+.

Giulia Paganelli
Corpi grassi: tabù e identità nella comunità LGBTQIA+

Grassofobia: la battaglia contro gli stereotipi nella comunità LGBTQIA+, nell’era di Sam Smith.

Ali Bravini
Basta un pezzo di carta (?)

Tabù di genere e percorsi trans: la necessità di un cambio radicale.

Luca Ragazzi
La sessualità tra gli anziani nel cinema: oltre il tabù 

Desiderio e intimità: rappresentazioni della sessualità tra anziani, oltre gli stereotipi. Ecco un’antologia dei film che trattano (bene) l’argomento. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
Lo stigma della depressione

Intervista al Trio Medusa, ambassador della campagna “La Depressione non si sconfigge a parole”.

Valeria Scancarello
Il “peso” dello stigma: centimetri della mia storia

Affrontando la grassofobia: una riflessione personale sulla società e l’accettazione di sé.

Egizia Mondini
L’editoriale – Nuove mappe per orientarsi

C’è venuta voglia di indagare nuove geografie, zoomando sui dettagli, sbirciando dentro i vicoli delle nostre sfumature, vedendo fino a che punto ci siamo spinti alla scoperta di nuovi territori, ridisegnando la mappa del nostro ecosistema. Ne è emersa una nuova cartografia della comunità lgbtqia+, e non solo, intrigante e stimolante, ma con confini mai troppo definiti. Non vi resta che sfogliare l’atlante insieme a noi.

Isabella Borrelli
Il linguaggio inclusivo fa schifo

“Vi inventate sempre nuove parole” è l’accusa più diffusa e fessa mai fatta alla comunità lgbtqia+. Il linguaggio neutro ha provato a proporre nuove mappature che scardinassero il maschile universale. L’utilizzo di linguaggi neutrali e non binari ha avvistato una nuova terra del linguaggio queer. La rottura del paradigma, della norma e del cambiamento è invece non solo qualcosa a cui aspirare ma una pratica politica. E’ anche attraverso il cambiamento e sovvertimento del linguaggio che pratichiamo la nostra dissidenza. E affermiamo la nostra esistenza. 

FRAD
Non si può più dire niente?

Sembra l’argomento del momento, anche in bocca a chi ancora fa fatica a capirne il senso. Un senso prima ancora umano che politico. E allora noi, abbiamo pensato di prenderci anche un po’ in giro. Per non farci dire che ci prendiamo sempre e solo troppo sul serio. E chi meglio di FRAD poteva riuscirci? Ma davvero con noi persone LGBQTQIA+non si può più dire niente? E non si può scherzare? Per fortuna ci sono le vignette di Frad.

Antonia Caruso
È davvero inclusivo parlare inclusivo? 

Abbiamo iniziato davvero a credere che cambiando le parole sarebbe cambiato il mondo. Se non ché, il resto del mondo continua a non saper né leggere né scrivere e la lingua del futuro non sarà sicuramente l’italiano.

Jennifer Guerra
Il movimento trans-femminista oggi in Italia

Non solo grandi città. Dalle Case delle donne ai centri antiviolenza; l’importante rete di supporto della rete transfemminista italiana cresce nei piccoli centri con oltre 150 gruppi e iniziative.

Gayly Planet
Le nuove geografie del turismo LGBTQIA+

Dai Grand Tour ai Gay Camp: il turismo LGBTQIA+ in Italia racconta la storia della nostra comunità, dall’Ottocento fino ai giorni nostri.

Vincenzo Branà
L’importanza dei pride di provincia

Piccoli centri, grandi Pride: dal caso di Latina a quello di Campobasso, dalla crescita di Ragusa all’abbraccio orgoglioso di Lodi. E se la politica LGBTQIA+ ripartisse da qui?

Alessia Laudoni Moonday_yoga
Mappe corporee: un viaggio affascinante di connessione e consapevolezza 

Chakra e identità, la connessione tra corpo e spirito è un viaggio di consapevolezza e integrazione che porta allo svelamento del proprio sé al resto della comunità.

Livia Patta
Una mappa verso il Sé: le costellazioni familiari

Accettazione e identità, liberando il passato e imparando dal lessico familiare. Il potere dei legami relazionali cambiano vite, costruiscono comunità, generano galassie.

Luca Ragazzi
Guida per orientarsi nelle piattaforme on demand

Se parliamo di mappe per orientarsi, allora sappiamo bene quanto possa essere utile una guida per non perdersi nei meandri labirintici e infiniti dei film a tematica lgbtqia+ delle library delle piattaforme on demand. Questa la nostra.

Alessandro Michetti
Via Balilla, è così che dovrebbe andare il mondo

Esplorando uno dei quartieri più accoglienti della comunità LGBTQIA+ a Roma, protagonista del documentario “Noi qui così siamo” di Maurizio Montesi.

Collettivo “La Gilda del Cassero”
Geografie queer dal pianeta nerd

La Gilda di Bologna da anni promuove i giochi da tavolo come strumento di impatto sociale e politico per le persone LGBTQIA+, battendosi per una giusta rappresentazione e decolonizzazione degli immaginari ludici.

Mohamed Maalel
Palermo è la mappa del mio corpo

Un diario pieno di coordinate alla ricerca di ricordi, aspettative e identità, nella capitale più LGBTQIA+ della Sicilia. Il racconto intimo e personale di un pugliese, per metà tunisino, che lascia la sua terra per un posto tutto nuovo: la Palermo di oggi.

Nicolò Bellon
Guida agli uomini passati di qua

Tra le note di Milva e Dalla, tra le strade di Roma e Biella, il giovane scrittore Nicolò Bellon disegna una mappa di ricordi, sentimenti e malinconie.

Alessandro Michetti
Chieti, la provincia che vive in mille città

Vivere l’identità LGBTQIA+ nei piccoli centri e il bisogno di spazi sicuri e protetti dall’omotransfobia: un’intervista al consigliere Arcigay di Teramo, Fabio Milillo.

Edoardo Tulli
Per una città diversa in una società di uguali

Una lotta che dal 1994 arriva a oggi: un progetto di riqualificazione per rompere i confini e accogliere la comunità del Palazzo Mario Mieli nel quartiere San Paolo a Roma.

Giacomo Guccinelli
Asessualità e aromaticismo. Identità politiche e narrativa dell’assenza

Le persone aroace, asessuali e aromantiche, sono identità che problematizzano, mettono in dubbio e si sottraggono da ciò che la maggioranza pensa sia normale all’interno delle dinamiche relazionali. Disegnando nuove geografie dei rapporti.

Simone Gambirasio
Corpi disabili, corpi invisibili

I luoghi di visibilità LGBTQIA+ sono davvero così accessibili per le persone con disabilità?

Antonia Caruso
Occhio non vede, cuore non vota

L’invisibilità si crea con l’esclusione dal campo visivo, è un processo attivo e selettivo per annullare l’essenza dell’altro. Ed è soprattutto all’interno della popolazione trans che troviamo un gatekeeping interno.

Stephan Mills
Il mio corpo intersex invisibile

Perché così poche persone conoscono la realtà intersex? E’ tempo di rendere più visibile una realtà ancora troppo poco conosciuta: quella dei corpi intersex. Un percorso di lotta per ottenere i cambiamenti desiderati e di accettazione degli aspetti che non vogliamo cambiare. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
L’editoriale: Invisibili

Essere visibili è un atto politico, di autoaffermazione, autodeterminazione e affrancamento, ma anche un’urgenza esistenziale, oltre che di condivisione. Perché “fuori dalla collettività c’è solo la mitomania”. 

Aldo Mastellone
Comunità trans nello sport: quando rendersi visibili è rivoluzione

La situazione delle persone LGBTQIA+ nello sport agonistico. Intervista a Guglielmo Giannotta, Presidente di ACET, Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere.

Ambra Angiolini
Come la politica e l’economia sfruttano la nostra invisibilità

Far tornare le nostre diverse identità gli unici luoghi davvero interessanti da visitare, è la rivoluzione che dobbiamo mettere in atto.

Francesco Lepore
Sacerdoti omosessuali al bivio

Da una voluta invisibilità al bisogno di coming out. Anche in Vaticano.

Daniele Coluzzi
L’omosessualità nella letteratura italiana: una storia di invisibilità

Da Michelangelo a Tasso, come gli artisti hanno usato le loro opere per celebrare i propri amori.

Paolo Di Lorenzo
Il “cucciolo” che spaccò l’America in due

Il coming out di Ellen DeGeneres e una Hollywood piena di armadi che non fu più la stessa.

Loredane Tshilombo
Black Queerness: quando sei abituato a essere invisibile

Nella presunta visibilità queer conquistata c’è l’invisibilità delle persone non bianche: il dibattito politico e la sfida del rispetto sociale in una società che riesce a convivere con più di venticinquemila persone black and brown morte o disperse nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni.

Luca de Santis
Come sta cambiando l’identità fascista

I simboli nostalgici si legano a felpe alla moda, gli smartphone branditi al posto di bibbie e crocifissi, spariscono le divise militari scoprendo corpi muscolosi e cappelli di pelliccia. “Etero Pride”, “All lives metters”, “Libertà di essere madri”: i nuovi fascisti si appropriano dei nostri riferimenti e delle nostre parole, per mostrarsi più accettabili ma mantenendo gli strumenti di sempre: violenza e oppressione.

Luca Ragazzi
Quando il cinema queer era invisibile, o quasi

Veloce rassegna dei film italiani che hanno contribuito alla lotta per i diritti LGBTQIA+.

Matteo Albanese
Bisessualità: un orientamento doppiamente al margine

Secondo la comunità gay e lesbica, i bisessuali sono uomini gay velati e le bisessuali donne etero opportuniste. Secondo la società eterosessuale le persone bisessuali sono ingorde e insaziabili a livello sessuale, più portate alla promiscuità e alla non-monogamia. Non c’è da stupirsi che il pensiero bisessuale sia praticamente sconosciuto in Italia. Più invisibilità di così…

Mohamed Maalel
Non sono più un uomo

Un racconto inedito che parla di multiculturalità, identità, invisibilità.

Ali Bravini
Fuori dai binari: una prospettiva che sfida le convenzioni di genere

Se un Dio esiste è sicuramente non binario. Allora chi siamo noi umani per pretendere di doverci descrivere come maschi o femmine? E’ necessario restituire consistenza a prospettive invisibilizzate da un binarismo imposto che da secoli caratterizza la nostra cultura e spesso anche la visione della nostra comunità LGBTQIA+.

Roberto Gualtieri
40 anni di storia nella città di Roma

L’obiettivo dell’Amministrazione romana è quella di rendere la città sempre più accogliente, giusta e in ascolto. Una sfida che deve essere vinta assolutamente.

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
The Luxurian Age of Muccassassina

Intervista a Vladimir Luxuria, ex direttrice artistica di Muccassassina. Per scoprire come nasce un mito.

Antonia Caruso
In questa notte tutte le vacche sono gay

Chissà se a Mario Mieli avrebbe fatto piacere diventare mariomieli, martire, eroina, poeta e anche stencil. Antonia Caruso ha tratteggiato per noi un suo personalissimo ritratto, irriverente, ironico, punk, di quel Mario Mieli di cui portiamo il nome da 40 anni. Un Mario Mieli eccessivo ma mai eccedente. 

Monica Cirinnà
Unioni civili, divisioni politiche

Più che il percorso di una legge, un’epopea omerica, fatta di insidie, tradimenti e successi che alla fine hanno portato al (desiderato?) approdo. A ripercorrerlo insieme a noi è Monica Cirinnà.

Mario Colamarino
Il Mario Mieli è di nuovo Aut

Il Magazine del Circolo è tornato in circolazione, stavolta on line. Il Presidente del Circolo Mario Mieli, in veste di editore, ci spiega la spinta che ha portato a questo ritorno.

Isabella Borrelli
Si è fr**i anche per il culo degli altrə

Chi era Mario Mieli? L’intellettuale, il filosofo, lo scrittore, l’avanguardista? A proporci una sua rilettura è Isabella Borrelli, attivista lesbofemminista intersezionale.

Vanni Piccolo
Da AMOR al Mieli

Il Circolo Mario Mieli secondo Vanni Piccolo, presidente dal 1984 al 1990.

Deborah Di Cave
La storia di un circolo a cui devo anche un po’ la mia

La prima presidentessa nella storia del Mario Mieli ci racconta il suo Circolo.

Sebastiano Secci
Pride e Resistenza

Era il 2019 e gridavamo: chi non si accontenta lotta. A raccontarcelo, l’allora presidente Sebastiano Secci.

Rossana Praitano
Anniversario di rubino

Rosso come il rubino simbolo di quest’anniversario e come la passione per l’attivismo politico della ex presidentessa Rossana Praitano

Emiliano Metalli
Teatro di lotta: Norme, Traviate e Mieli on stage

Una retrospettiva su Mario Mieli drammaturgo. Perché sì, fu anche questo.

Emiliano Metalli
Mario Mieli autore, regista, costumista, scenografo, truccatore: qualcosa di magico

Osserviamo Mario Mieli attraverso la lente del teatro: una figura di intellettuale complesso, agitatore culturale, politico dissacrante, controcorrente, avanguardista, spesso inarrivabile e in anticipo su temi e metodologie. 

Francesco Paolo Del Re
Dalla Luna ai Faraoni, fotografando il mio amico Mario

Regista, autrice di documentari, giornalista: Maria Bosio era amica di Mario Mieli e l’autrice di alcune delle fotografie più famose dell’intellettuale. Questa è un’intervista esclusiva per Aut nella quale ci racconta un Mario Mieli inedito, da vicino.

Ilaria Di Marco
Una rivoluzione che ha ancora molto da dire

Dal 28 giugno al 30 luglio, alla Pelanda di Roma, la mostra RIVOLUZIONARI3 — 40 anni del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. Ce ne parla la curatrice.

Egizia Mondini
L’editoriale

Siamo tornati a casa.

Chiara Sfregola
Orgoglio all’italiana

Siamo in marcia da quasi 50 anni ma la meta non l’abbiamo ancora raggiunta. Chiara Sfregola ripercorre per noi la storia del pride in Italia, attraverso le parole di chi queste manifestazioni ha contribuito a organizzarle, animarle e, in primo luogo, immaginarle.

Cristina Leo
Transgender: guerrier* senza corazza

“La pratica femminista dell’autocoscienza, del partire da sé, mi impone di parlare per me stessa, non per le altre e gli altri, ma semmai insieme alle altre e agli altri”.

Claudio Mazzella
Il Pride al tempo del Covid

Il Pride del 2021 fu quello del ritrovarsi, del guardarsi finalmente non più attraverso uno schermo o con la linea che cade continuamente. Tornavamo a toccare, stringerci e guardarci negli occhi.

Egizia Mondini
The Greatest Show Ever

Intervista a Diego Longobardi, direttore artistico di Muccassassina dal 2005.

Leila Daianis
Il colpo d’ala della libellula

È il 1978. Un nuovo paese, una vita nuova. Più facile? Decisamente no. Ma ho cercato di fare la differenza. E forse ci sono riuscita.

Imma Battaglia
La politica, la passione, il World Pride

Nel suo nome quasi un destino: Battaglia. Contro quello che ritiene ingiusto, a favore di chi non può difendersi. Ci racconta il suo più grande successo: il World Pride del 2000 a Roma.

Marilena Grassadonia
Sulla strada dei diritti

Il saluto e l’augurio di Marilena Grassadonia, Coordinatrice Ufficio Diritti LGBT+ di Roma Capitale.

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
La forza della nostra storia. Intervista ad Andrea Pini

In questa intervista Andrea Pini, presidente del Circolo Mario Mieli dal 1990 al 1993, ci racconta la nascita del Circolo Mario Mieli.

Giorgio Bozzo
Una grande lotta di liberazione

Dalle radici dell’orgoglio è germogliata la coscienza di un’intera comunità.

Indice dei contenuti
Ultimi post
NOI SIAMO SOCIAL

AUT MAGAZINE
Editore: C.C.O. Mario Mieli
Redazione e sede operativa: Via Efeso 2A, 00146 – ROMA

Seguici per rimanere aggiornat*!

La pagina che stai cercando è in aggiornamento! Contattaci per non perderti nessuna novità di AUT Magazine!