È stato un anno difficile quello appena passato, anzi diciamolo sinceramente: il 2023 è stato un anno in cui abbiamo perso sui diritti civili, abbiamo perso sul rispetto delle differenze e sulle tutele identitarie.
La sensazione condivisa è quella di quando nei giochi da tavolo sei costrett* a retrocedere di tante caselle, guadagnate con fatica, con strategie, tanta fortuna e perseveranza.
Nel gioco del “Monopolis”, metafora della nostra società attuale, le nostre città sono diventate più chiuse che mai, i benefici e i privilegi sono tutti per un singolo cittadino: quello maschio, eterosessuale, bianco, abile, ricco, conforme, quello che vince “senza passare dal Via!”, mentre il resto della popolazione viene messo da parte, ignorato o addirittura penalizzato.
E mentre le identità marginalizzate, quelle che compongono la nostra comunità LGBTQIA+, hanno cercato di barcamenarsi tra “imprevisti” e “probabilità”, siamo stati esclusi sempre più dal gioco, relegati in “Vicoli Stretti”, mentre il viola dei “Viale dei Giardini” diventava privilegio per pochi, con un accesso limitato ai diritti e alle opportunità.
Non tutt* sanno però che il gioco del Monopoli, da cui questo numero di Aut prende spunto per i contributi del mese, non fu veramente inventato da Charles Darrow, benché lo spacciò per suo alla Parker Brothers, ma fu brevettato più di venti anni prima da Elizabeth Magie.
Game designer, scrittrice e femminista, Magie aveva inventato nel 1902 “The Landlord’s game“, per illustrare i privilegi economici causati da una tassazione iniqua. Il gioco da tavolo divenne molto celebre nelle università americane di economia mostrando, in maniera pratica e immediata, come una visione progressista di ridistribuzione della ricchezza a persone di bassa condizione socioeconomica fosse fattibile e possibile.
Elizabeth Magie era una femminista schietta e orgogliosa, sapeva bene che con il suo stipendio da stenografa da dieci dollari non avrebbe mai avuto la possibilità di una vita indipendente e sarebbe stata costretta a cercar marito anche solo per sostentamento. Così un giorno decise di acquistare una pagina sul quotidiano della città, in cui si offrì in vendita come “giovane schiava americana” al miglior offerente.
Per questo 2024 noi di Aut ci auguriamo il coraggio e la tenacia di Elizabeth Magie, perché noi non ci arrendiamo, non ci fermiamo. A questo gioco vogliamo ribellarci, anzi, noi questo tavolo che regge il Monopolis vogliamo ribaltarlo, con tutte le pedine, i soldi colorati e i dadi truccati. Vogliamo regole eque. Vogliamo inclusione e accessibilità. Perché se non si gioca ad armi pari, qualcuno si divertirà pure ma la vittoria sarà una finzione, una falsa rappresentazione della realtà in cui solo alcuni possono trionfare.
Nel nostro Monopolis ideale si vince quando l’inclusione non è più un’eccezione, ma la norma.
La partita è aperta.