AUT Magazine

Di bisessualità e pansessualità

di Elena Incatasciato
Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.
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Al solo nominare la comunità LGBTQIA+  risuonano, nella mente di tutt3, slogan adornati di concetti come libertà, autodeterminazione, sospensione del giudizio…

Sarebbe bello saperci, per l’appunto, liber3 e autodeterminat3 tanto quanto ci piace raccontarci. Purtroppo però, come ogni comunità, viviamo dentro di noi gli stessi bias e le stesse dissonanze cognitive di chiunque altr3. 

E’ da queste radici, antichissime e fortemente salde nelle nostre coscienze, che prendono vita i tabù. 

Fra i tanti, dei quali si potrebbe parlare a lungo, ne abbiamo scelti alcuni e ne abbiamo parlato con chi li vive sulla propria pelle tutti i giorni.

Con Ali, Chiara ed Elena abbiamo parlato di pansessualità, poliamore e salute mentale. Temi apparentemente distanti, ma tutti ugualmente portati dalla società contemporanea e, purtroppo, dalla nostra stessa comunità, ad essere etichettati come temi scomodi, da nominare solo sottovoce.

Elena Incatasciato, 32 anni. Gattara, lettrice accanita e attivista transfemminista. Topic: bisessualità e pansessualità.

Cosa si intende per bisessualità/ pansessualità? Qual è la differenza fra le due? 

Per bisessualità parliamo di un orientamento sessuale e romantico dove si è attratti da più di un genere. La pansessualità, invece, è un orientamento dove il genere non viene preso in considerazione come fattore di attrazione. Quello che causa molti problemi è la pretesa che tra le due definizioni ci debba essere un confine netto, ma se guardiamo il Manifesto della Bisessualità del 1997 e la versione successiva del 2007, si vede che la definizione di bisessualità quasi include anche la pansessualità. Negli anni, però, una parte della comunità si è riconosciuta di più nella seconda etichetta perché includeva esplicitamente le persone non binarie e intersessuali. E’ importante sottolineare che le persone bisessuali non siano transfobiche ma negli anni si è diffusa una definizione sbagliata del termine che prevedeva l’attrazione solo verso uomini e donne, creando di fatto una discriminazione verso la comunità trans*. Si sta, inoltre, affermando la sigla BI+ proprio per includere le persone bisessuali e pansessuali, bi e panromantiche.

Come hai capito di essere pan?

L’ho capito quando ho iniziato a incontrare persone queer che mettevano in dubbio la mia convinzione di essere bisessuale. Non ho avuto un coming out sofferto, per fortuna, sono arrivata molto serenamente ad ammettere a me stessa che in fondo sono attratta da alcune caratteristiche di chi ho di fronte, ma il genere non rientra tra queste. Avevo letto una definizione della pansessualità online mentre svolgevo un progetto di ricerca per l’universitá proprio sugli hate speech verso la comunità lgbtqia+ e lì sono iniziati i miei dubbi. Mi ha aiutato molto conoscere altre persone come me ed entrare in contatto con le realtà transfemministe del territorio. 

Come hai trovato info sulla tematica? Hai trovato associazioni che si occupavano delle istanze bi+? 

Le associazioni che conoscevo non si occupavano molto della comunità bi+, la maggior parte delle informazioni le ho trovate online su blog e pagine Facebook. Anche Youtube si è rivelato un canale molto utile per cercare altre esperienze simili alla mia. In lingua italiana ho trovato poco, in inglese si è aperto un altro mondo. Il tabù che permane fa sì che ci siano pochi studi, in italiano, della storia della comunità bi+ nel nostro paese e pochi romanzi con personaggi bi/pan. Uno dei più conosciuti (anche se non viene mai nominata la parola bisessualità) è Modesta ne “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza. Fortunatamente negli ultimi anni stanno nascendo collettivi e associazioni, come Orgoglio bisessuale e Biproud, che portano avanti le istanze di questa minoranza.

Ti senti discriminata all’interno della comunità? Se sì, perché? (invisibilizzazione, infantilizzazione, feticizzazione, infedeltà…) 

Vorrei poter dire che la comunità lgtqia+ sia accogliente e non giudicante, ma non è così. La realtà dei fatti è che tante volte mi è capitato di ascoltare discorsi e battute bifobiche all’interno di spazi che si dichiarano “queer”, con poca consapevolezza dello stigma che si porta avanti. All’interno dei nostri spazi c’è un grosso tabù sugli orientamenti non monosessuali che facciamo fatica a rompere, le nostre istanze non vengono molto spesso prese in considerazione e non si comprende l’urgenza di parlarne. C’è ancora troppa ignoranza anche tra di noi e poca volontà nell’abbattere vecchi pregiudizi, che di fatto escludono e spingono ai margini troppe persone che non sono monosessuali. L’aspetto positivo, però, è che sta aumentando la consapevolezza, soprattutto nei più giovani, nel riconoscere discorsi bifobici e nell’intervenire prontamente per difendere chi viene discriminat*.

E fuori?

Nel mondo esterno, a “eterolandia”, la situazione è più complicata. E’ un costante coming out, seguito da spiegazioni e occhiate perplesse. Ovviamente non mancano esclamazioni o aggressioni verbali, “sei una pedofila!”. Come se i bambini fossero un genere a parte, equiparando un orientamento sessuale a una parafilia. E’ allarmante come ancora adesso si possano fare affermazioni così a cuor leggero e non rendersi conto della gravità di quanto si è detto. Resistono ancora tutti gli stereotipi che ci vedono come persone confuse, promiscue, propense al tradimento e che trasmettono malattie e infezioni sessuali per colpa dei loro comportamenti. In campo medico, ma non solo, persiste un tabù che conferma ancora una volta il pensiero binario sull’identità della persona, mettendo in situazioni disagevoli (se non ostili) anche le persone bisessuali e pansessuali. Il personale medico sanitario non è preparato ad avere a che fare con pazienti che hanno rapporti romantici e sessuali con più di un genere, invisibilizzando di fatto le nostre vite e spesso questo comportamento ci inibisce nel fare visite di controllo oppure ci porta a mentire sulla nostra identità. In generale, posso affermare che nella società cis-eteronormata questi due orientamenti sessuali sono oppressi da un tabù che, nei fatti, ha pesanti conseguenze sulle nostre vite a tutto tondo. Negli ultimi anni si sta facendo molto per smantellarli ma è un lavoro che portano avanti spesso solo le soggettività interessate, con pochissimo sostegno degli “alleati”.

Hai trovato difficoltà con l3 partner riguardo la tua identità? C’è stata una dinamica diversa con persone della comunità e con persone cis etero?

Purtroppo sì, ci sono state dinamiche ben diverse. Quando mi sono resa conto di non essere eterosessuale avevo 16 anni e qualche anno più tardi ne ho parlato con il mio ragazzo. Cominciò a fare affermazioni bifobiche e a sessualizzare quella parte della mia identità. Con le donne invece ho notato che si sentono minacciate dal fatto che sono attratta dagli uomini dimendicandosi proprio che, come persona pansessuale, il genere di un individuo per me non conti e, al contempo, non considerano per niente le persone non binarie/agender/genderfluid!

C’è differenza nella percezione generale delle persone bi+ se queste si identificano come uomini o come donne? 

La differenza  principale che ho riscontrato è una mancanza di rappresentazione nei prodotti culturali degli uomini bi e pan. Inoltre nelle associazioni sembra che non ci siano spazi sicuri per accogliere le loro istanze, insomma si sta cominciando. Purtroppo la bi/pan rimane un tabù in una comunità queer dove gli uomini sono, per la maggior parte cis e gay, che monopolizzano i temi da trattare all’interno degli spazi e della rappresentazione delle soggettività che attraversano quegli spazi. Per le donne invece c’è sicuramente più visibilità e rappresentazione sui mass media. Tante donne nel mondo dello spettacolo hanno fatto coming out come bi/pan, ma il rovescio della medaglia, quello di cui non si parla, è l’esposizione maggiore a molestie, aggressioni e stupri sia da parte di persone esterne sia da parte de* propri partner. Anche il personale medico sanitario non è preparato ad accoglierci e a fornire un’assistenza adeguata, per non parlare delle forze dell’ordine o della magistratura che sono piene di pregiudizi e non hanno una formazione adeguata per raccogliere le denunce. Esemplare fu la sentenza emessa dalla Corte di Firenze riguardo a uno stupro di gruppo da parte di un gruppo di sei ragazzi ai danni di una ragazza. La Corte assolse tutti gli indagati dichiarando che la ragazza non era attendibile a causa della sua bisessualità, vista come una condotta morale promiscua. La CEDU condannò l’Italia per aver violato l’art.8 della Convenzione europea dei Diritti Umani.

Dove si possono trovare fonti di qualità per chi volesse approfondire il tema? 

“Manifesto Bisessuale” del 1990, “Manifesto francese delle bisessuali e dei bisessuali” del 2007. Ultimamente è uscito “Lunatiche. La bisessualità non è una fase” di Tea Albanese e “Bi. Storia, scienza e cultura della bisessualità” tradotto da Marzia d’Amico. Materiali prodotti da associazioni come Bproud e Orgoglio Bisessuale. Per quanto riguarda la pansessualità in senso stretto c’è veramente molto poco e non ho molti riferimenti oltre al web e ai social. In italiano continua a esserci troppa poca letteratura su questo tema, internet per noi rimane la fonte principale dove trovare informazioni.

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