Sono rientrata da poco da un viaggio negli USA per un ciclo di conferenze in alcune università americane. Conferenze che tengo già da tre anni. Questa volta ho trovato un paese cupo, intristito, impaurito. Specialmente nelle università, nei luoghi del sapere, questo stato d’animo è palpabile sia tra i docenti che tra gli studenti. I primi si sentono controllati, o meglio dire spiati, da gruppi di volontari riuniti in un’associazione che monitora, a loro dire, i contenuti di lezioni, conferenze o convegni. Tra gli studenti, specialmente tra quelli stranieri, aleggia l’incubo dei rimpatri già in atto in diverse università. A organizzare le mie lezioni sono i Dipartimenti di Italianistica e le loro varianti di Gender Studies, Sociologia, Filosofia. Questi corsi sono molto frequentati da persone non binary, gender variant, queer che hanno espresso la loro preoccupazione su quanto avviene nel paese.
Dopo gli accoliti di Trump contro la teoria gender, arrivano notizie allarmanti, ultima quella della Florida dove almeno 50 persone trans (quelle certificate) hanno ricevuto una lettera dal Departement of Highway Safety and Motor Vehicle che, senza preavviso, hanno visto modificato sulla patente il nome di adozione con quello di nascita. Passano pochi giorni e ieri compare la notizia che l’Italia, sulla stessa onda americana, procederà a schedare – la parola non è quella esatta ma di questo si tratta – le persone trans minorenni. Le parole dello psichiatra M.C., membro della Commissione che stenderà le nuove linee guida, partono dal dato che in Italia esiste un abuso della Triptorelina (il metabloccante della pubertà) già usato per adolescenti non trans con problematiche dello sviluppo.
Ci sono due ordini di problemi a proposito.Il primo è che Commissione e governo parlano di minorie non di infanti e adolescenti, generando una gran confusione sulle fasce di età. Il secondo è che la Triptorellina non viene somministrata dalle associazioni LGBTQ+, come sembra affermare lo psichiatra, bensì da centri specialistici e che gli adolescenti trans trattati sono una percentuale bassissima rispetto a quelli etero.
Potremmo provare a sintetizzare affermando, con quasi assoluta certezza, che la nuova linea governativa vuole mettere mano sulla questione/definizione/attribuzione di genere attraverso una retorica propagantistica contro la teoria gender. Teoria – lo ripeteremo fino allo sfinimento – inventata a tavolino 25 anni fa per ristabilire l’ordine patriarcale e soprattutto negare l’autodeterminazione di trans, gay, lesbiche, donne le cui scelte erano sfuggite loro di mano. Tutto questo non è la minaccia di un possibile scenario futuro! Tutto questo purtroppo è gia in atto, in Italia, America, Ungheria, Russia e molti altri paesi. Quello che invece non è ancora pronto è la nostra risposta a questa barbarie.
Abbiamo dato per scontato che i diritti conquistati fossero tali per sempre e invece no, i diritti oltre ad essere conquistati devono essere difesi. C’è bisogno di una nuova coscienza, di riflessioni, analisi che vadano oltre la centratura su se stess*. La lotta e le battaglie hanno bisogno di intelligenze.
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Porpora Marcasciano è una sociologa, scrittrice e attivista trans italiana, figura storica del movimento LGBTQ+. Presidente onoraria del Movimento Identità Trans (MIT), è consigliera comunale a Bologna, dove presiede la Commissione Pari Opportunità. Tra le sue opere più note: AntoloGaia, L’aurora delle trans cattive e Tra le rose e le viole. Nel 2025 è stata candidata al Premio Nobel per la Pace.