Da qualche mese, all’interno della nostra comunità, non c’è nessuno più “fuorilegge” dei papà gay, ovvero quei papà che sono diventati genitori attraverso un percorso di gestazione per altri (GPA). Dal 16 ottobre infatti il governo Meloni ha classificato la GPA reato universale. Sì, avete letto bene. R E A T O U N I V E R S A L E.
C’è sempre un risvolto involontariamente ironico nelle risoluzioni dei governi “sovranisti” (di ogni epoca e latitudine) che, il più delle volte, fa precipitare una questione dal piano reale a uno più grottesco, blackmirroriano. Ci viene in mente la scelta durante il fascismo di chiamare Minculpop un ministero al quale affidare la rettitudine virile dei propri studenti e quella di definire, con un incommensurabile presuntuosità di vedute, UNIVERSALE un reato inventato da un piccolo paese, di un piccolo continente, di un microscopico pianeta che gravita in un cosmo infinito (il nostro). Ma si sa, le nuove teorie scientifiche tendono a dare per certa la vita anche su altri pianeti e quindi possiamo capire la premura del governo Meloni di arrogarsi il diritto di legiferare anche per forme di vita aliene, mettendo così fuori legge eventuali concepimenti di marziani tramite apparati riproduttivi venusiani.
Ne abbiamo parlato con Cristiano Giraldi, membro del direttivo di Famiglie Arcobaleno e papà, insieme al suo compagno, di due figli. Insieme abbiamo cercato di capire cosa succede, cosa significa e come si ripercuote questo nella vita di una famiglia.
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Cristiano, con la Legge Varchi la GPA, in Italia, verrà perseguita al di là di confini orbe terraqueo? E con quali pene?
Il 16 ottobre 2024 è stata approvata in Senato la legge 169, c.d. Legge Varchi, dal nome della deputata prima firmataria. Con questa legge, che non fa altro che ampliare la portata applicativa di un divieto già esistente in Italia all’interno della Legge 40 del 2004, si vuole criminalizzare chiunque porrà in essere la condotta di Gestazione per Altri, anche al di fuori del territorio italiano… aldilà dei confini nazionali, insomma, fissando delle pene che vanno dalla reclusione, da 3 mesi a due anni, alla multa da 600 ad 1 milione di euro. La portata applicativa di questa legge è assurda… con questa norma si vuole criminalizzare chiunque realizzi o pubblicizzi questa fattispecie, anche in paesi in cui è perfettamente legale e regolamentata, istituendo una nuova casistica di reato universale. Per capirci meglio, nel nostro ordinamento reati di questo tipo sono: il genocidio, la pedofilia e cose di una gravità inaudita che, proprio per questa ragione, hanno un impatto talmente importante sulla comunità internazionale al punto di sentire l’esigenza di punirli al di fuori dei confini nazionali in cui vengono commessi. Da novembre 2024, data della pubblicazione di questa legge in G.U., mettere al mondo un figlio attraverso questa forma di procreazione medicalmente assistita è diventato un reato universale. Quel giorno, quando la maggioranza, che ricordiamo ha in Parlamento i numeri per fare tutto e il contrario di tutto, ha approvato questa legge, eravamo tutti lì ad assistere alla discussione in aula ed è stata una bruttissima pagina per la nostra democrazia, per la nostra comunità tutta, ma soprattutto per noi padri gay. E’ evidente, sebbene la destra urli il contrario, che questa sia una legge fatta appositamente per colpire noi, omosessuali non ritenuti idonei e all’altezza di essere genitori e per questo hanno operato un tentativo di sterilizzazione politica collettiva. I miei figli erano con me a guardare la diretta e mia figlia ricordo ancora che mi disse “Papà ma perché ci odiano così tanto?”. Avevo le lacrime agli occhi perché forse per la prima volta i miei figli avevano realizzato davvero quanta cattiveria è riversata contro le nostre famiglie e quante bugie e falsità instillano nella collettività che poco o nulla sa delle nostre famiglie. La maggior parte delle persone non sa nemmeno pronunciare il termine omogenitoriale e, spesso, solo chi ha nel proprio entourage stretto un amico, un conoscente, un parente sa di cosa parliamo. La destra al potere è proprio su questo che gioca, è proprio lì che lavora: sull’ignoranza intesa come non conoscenza, delle persone comuni, spostando il dibattito lontano da quelli che sono i veri problemi del paese.
Per spiegare bene e dare concretezza al tutto: con il mio compagno siamo genitori di due figli nati nel 2014 grazie ad una GPA negli Stati Uniti. I nostri figli sono nati dopo un lungo percorso di consapevolezza, scelta reciproca di tutte le parti coinvolte e frutto di un progetto di genitorialità e amore ben meditato perché, diciamocelo chiaramente, i nostri figli non nascono mai per caso. Ecco, se noi avessimo realizzato questo all’indomani della legge Varchi saremmo stati perseguibili in Italia e come tali imputabili per il solo fatto di aver, consapevolmente e con amore, scelto di essere genitori assumendoci tutti i doveri che questo implica. Se i nostri figli fossero nati oggi saremmo probabilmente incriminati e ci dovremmo difendere nelle aule dei tribunali per la nostra scelta d’amore. In che termini? chi può dirlo! Da quel che sappiamo ancora nessuno è stato inscritto nel registro degli indagati per tale fattispecie, quindi non sappiamo come i giudici si comporteranno davanti a questo, ma una certezza l’abbiamo: una legge è stata varata e sicuramente ci saranno delle conseguenze. Quello che possiamo immaginare è che la prima coppia che sarà incriminata passerà molti anni a difendersi nelle aule di giustizia, togliendo tempo, soldi ed energie a ciò che davvero conta: crescere e amare i propri figli. Sappiamo anche che quella coppia quasi certamente sarà composta da due padri perché di solito quando sono le coppie eterosessuali ad avvalersi della GPA – e lo ricordiamo, il 90% delle coppie che ricorrono alla GPA sono proprio eterosessuali – non hanno alcun interesse a dirlo, mentre per noi uomini tacerlo è evidentemente impossibile. Per quel che mi riguarda non ho mai sentito minimamente il desiderio di nasconderlo, non ritengo di avere nulla di cui vergognarmi, i miei figli sanno la verità, conoscono il modo in cui sono venuti al mondo, conoscono la nostra portatrice con la quale abbiamo un ottimo rapporto e sono piuttosto sereni al riguardo.
Oltre l’aspetto giuridico, quanto pesa anche al livello sociale e culturale diventare all’improvviso dei “criminali”? Quanto questo influisce anche sulla serenità delle figlie e dei figli di genitori LGBTQIA+?
Ecco questo è l’aspetto che a me pesa di più. Essendo padre di due figli preadolescenti è chiaro che non ho il problema diretto dell’incriminazione, tutti sappiamo che la legge penale non può mai essere retroattiva ma ovviamente avere sulla testa lo stigma di criminale, e i miei figli quello di essere il frutto di un reato universale, ha il suo peso specifico non indifferente. Nella vita ho sempre cercato di avere una condotta integerrima, di essere una persona onesta, con dei valori e degli ideali che quotidianamente sto cercando di trasmettere ai miei figli e questo ovviamente non va per niente d’accordo con il concetto di criminale. Loro alle volte si chiedono perché tutto questo sbattimento, perché i propri genitori siano sempre lì a raccontare di loro, a fare divulgazione, perché ogni due per tre abbiamo i giornalisti in casa. I bambini sono molto diretti e semplici. Una volta erano venute delle giornaliste a casa per scrivere un pezzo sull’operato del Governo Meloni contro le famiglie omogenitoriali. Mio figlio, che aveva accettato di rispondere a delle domande, ancora prima di inziare disse alla giornalista “Ma perché non ci lasciano in pace, noi abbiamo due padri e siamo molto felici di questo, stiamo bene così, non abbiamo una madre e non ci interessa averla, cos’è che non capiscono?“. La giornalista sorpresa rispose “Ok, per me può bastare. Io ho il pezzo“. Se un giorno qualcuno li attaccherà perché appunto figli di un crimine, per quanto loro siano sereni della loro storia, non avranno una legge a tutelarli, non avranno uno Stato al quale rivolgersi e dovranno gestire da soli questo stigma. Uno Stato che dovrebbe proteggere e tutelare i propri cittadini, ancor più una minoranza, ha di fatto operato una discriminazione, siamo tornati indietro, un po’ a quello che accadeva un tempo con i figli nati fuori dal matrimonio, i cosiddetti figli naturali che non avevano appunto gli stessi diritti dei figli legittimi. È dura. E’ dura sapere di non avere armi per difendere i tuoi figli davanti ad una cosa così profondamente ingiusta. Del resto viviamo in uno stato ingiusto. Basti pensare che siamo costretti ad adottare i nostri figli, quelli che sono già nostri, quelli che senza di noi non sarebbero mai nati. È l’unico modo affinché entrambi noi padri si possa legalmente esercitare la responsabilità genitoriale. Se pensiamo a questo, capiamo quanto peserà ancora di più lo stigma di criminali perché appunto dovremo sempre avere qualcosa da dimostrare: essere buoni padri, persone corrette, aver sempre agito nell’interesse dei nostri figli. E tutto questo davanti a giudici, assistenti sociali, psicologi che saranno lì a giudicare sull’idoneità della nostra genitorialità! Siamo come tutte le altre famiglie, stessi casini, stessi stress, stesse ansie e anche noi possiamo separarci o intraprendere strade sbagliate, ma il fatto di avere dietro l’angolo quella legge a ricordarci che siamo criminali rende la gestione della complessità della vita ancora più faticosa. La recente sentenza della Corte Costituzionale che riconosce le coppie di donne ricorse alla Procreazione Medicalmente Assistita all’estero, come mamme fin dalla nascita dei figli, ha introdotto di fatto l’omogenitorialità nell’ordinamento italiano e questo mi auguro sia solo il primo passo per abbattere il muro che oggi ci definisce criminali.
Che sia un risoluzione ad hoc elaborata per colpire direttamente una delle scelte di maggior emancipazione della comunità, è evidente. Ma al di là degli atteggiamenti fobici di questo governo, come siamo arrivati a tutto questo?
E’ in atto da molto tempo un programma geopolitico a livello globale. Basta guardare ciò che sta accadendo nel resto di Europa e del mondo. Basti pensare all’Ungheria di Orban dove per legge è stato vietato il Pride. Basti pensare alla lontana, ma non troppo, America di Trump, dove con i suoi ordini esecutivi sono stati assunti una serie di provvedimenti contro la comunità LGBTQIA+, con i quali il Presidente americano ha voluto cancellare le identità di genere non binarie, eliminando la possibilità di emettere i passaporti con l’opzione X per coloro i quali non si riconoscevano nel maschile e nel femminile; ripristinando la classificazione biologica del genere nelle politiche federali; vietando la carriera militare alle persone Trans; fermando le cure per i bambini e adolescenti trans vietando i percorsi di affermazione di genere per i minori; perando lo smantellamento dei programmi DEI, ossia di quei programmi introdotti per combattere le discriminazioni razziali e di genere; vietando alle ragazze e donne trans di prendere parte alle competizioni sportive a scuola e nelle università; cancellando la comunità LGBTQIA+ dai documenti scientifici, confermando così l’esistenza di solo due sessi; bloccando gli studi anti HIV… Per non parlare della Scozia dove con una sentenza si è affermato che il termine donna possa riferirsi esclusivamente a chi nasce biologicamente nel sesso femminile. Tutto questo ci fa capire che è in atto, da tempo, una vera e propria avanzata oscurantista delle destra più estreme e il nostro paese si inserisce perfettamente in questa cornice. Sappiamo bene che anche da noi c’è un vero e proprio lavoro militarmente e capillarmente costruito che mira a gettera calunnie sulle nostre vite, cercando di smantellare quel minimo assetto di diritti civili ottenuti con fatica negli anni. Basti pensare alla fantomatica lotta alla Teoria Gender nelle scuole, che vi confido, da padre di figli che le frequentano, da attivista e da uomo italiano gay: ancora non ho capito cosa siano. Se oggi siamo a questo punto, con una legge che vieta la GPA rendendola reato universale, con una circolare Sasso con il quale si vuole vietare ogni forma di educazione affettiva nelle scuole in un momento in cui i crimini contro le donne e contro la nostra comunità stanno paurosamente aumentando, una circolare Piantedosi con la quale si intimava a tutti i sindaci italiani di smettere di registrare alla nascita i nostri figli, ecco tutto questo non accade dall’oggi al domani, ma è frutto di un disegno che spesso le famose associazioni antiscelta conoscono molto bene e che purtroppo, foraggiate da fondi non troppo chiari, hanno anche la forza di attuare.
Qual è la strategia che Famiglie Arcobaleno sta mettendo in atto per contrastare tutto questo?
Sono in Famiglie Arcobaleno da tantissimi anni e nel Direttivo da ottobre 2024. Famiglie Arcocobaleno, tra le altre cose, ha sempre lottato per la piena uguaglianza di tutte le realtà famigliari, affinché tutti noi potessimo riconoscere i nostri figli alla nascita, come avviene per tutti i bambini. All’indomani dell’approvazione della legge Varchi abbiamo organizzato siti-n in tutta Italia per urlare a gran voce l’ingiustizia della legge e che, appunto, siamo famiglie e non reati. L’attività di divulgazione e conoscenza non si è mai fermata: l’anno prima dell’approvazione delle legge è stato organizzato un convegno alla Camera proprio sulla GPA dove diversi relatori si sono alternati e hanno parlato cercando di far capire che la GPA non è un mostro e che, se regolamentata, tutelando tutte le parti coinvolte e compiuta secondo percorsi etici, può davvero dar vita a storie meravigliose. Insieme all’Associazione Luca Coscioni è stata depositata una proposta di legge che vuole introdurre la forma di GPA altruistica. Ovviamente è ferma li ma intanto è stata depositata e questa mi sembra una grandissima forma di lotta attiva. Allo stato attuale, come avviene per tutti i diritti civili, resistere è fondamentale. Come dicevamo prima, la maggioranza di destra, ha i numeri per fare qualsiasi cosa quindi riuscire a cambiare lo stato dell’arte in questo momento è davvero complicato ma ovviamente la nostra attività politica, il nostro essere sempre in prima linea per raccontare la verità delle cose non si fermerà e saremo pronti a farlo in ogni momento in cui la dignità delle nostre famiglie sarà infangata. Sappiamo di essere dalla parte giusta della storia e lotteremo affinché anche la legge arrivi a riconoscerlo in modo pieno, senza più alcuna differenza. I nostri figli e quelli che nasceranno hanno il diritto di vivere in un paese che gli dia piena legittimazione, altrimenti un diritto diventa un privilegio e questo non può e non deve esistere. Aver assistito a quella pagina di storia fondamentale che è stata scritta dalla Corte Costituzione pochi giorni fa è stata un’emozione enorme e per quanto non riguardi strettamente noi padri, bensì le mamme, ha ancora di più sottolineato come l’attività di Famiglie Arcobaleno sia fondamentale. Dobbiamo lottare ancora più intensamente per la parità dei diritti affinché per quanto bello sia l’aggettivo Arcobaleno acconto a Famiglie, noi tutti si possa diventare solo Famiglie. Questo è il Pride Month: saremo presenti in tutte le piazze per rivendicare politicamente le nostre istanze e ribadire ancora una volta che non arretreremo nemmeno di un passo, nessuno potrà fermarci, nemmeno una legge che tende a criminalizzarci.
Nel mondo reale, come genitore e quindi con una visione anche sul quotidiano del prendi-porta-scuola-sport-vacanze, cosa percepisci dagli altri genitori che incontri? Che tipo di opinioni senti nell’aria?
Nonostante tutto sento un aria abbastanza pulita. Spesso si sente dire che la società è più avanti delle politica, be’ è proprio così. Non fosse altro che per inconsapevolezza. Cioè le persone danno per scontato che noi abbiamo tutto quello che hanno loro quindi alla fine non ci pensano nemmeno a quante cose ci mancano. La battuta spesso è “Ma perché dopo 23 anni non vi sposate?“, riferendosi a me e al mio compagno. Le persone non hanno una reale percezione di come stiano realmente o le cose e quando dico che noi non possiamo sposarci mi rispondono “Ma se io sono andato ad un matrimonio di un mio amico!“. E quindi mi trovo a spiegare che per noi è stato previsto un istituto apposito, dal quale hanno puntualmente tolto tutto il capo della filiazione e il dovere di fedeltà previsto per il matrimonio… Oppure quando mi hanno chiesto come mai i gemelli avessero cambiato cognome, ho dovuto spiegare che dopo la concessione della stepchild adoption è così che funziona e nessuno immaginava che prima di questo io potessi risultare un padre single! Insomma, nonostante noi viviamo una realtà assolutamente sovrapponibile a quella di molti, le persone intorno a noi non riescono a capire cosa ti manca perché ai loro occhi tu sei come loro, arrivi tardi a scuola, stai a casa il fine settimana perché ai bambini viene la febbre, corri a destra e sinistra per far quadrare tutto, ma soprattutto sei un genitore esaurito come tutti loro e quindi proprio non ce la fanno a capire, e ogni volta sembra che racconti delle assurdità quando parli dei diritti mancati. Politicamente è tutta un’altra storia: nonostante il tanto operato ancora non si ha piena consapevolezza dei diritti mancanti e questo ti fa capire quanto sia importante ancora scendere in piazza, parlare, metterci la faccia senza nascondersi, senza avere paura e soprattutto non tirarsi indietro nei racconti nemmeno quando non si ha particolare voglia. Perché sembra scontato che noi lo si debba fare, ma alle volte è molto faticoso, alle volte vorresti stare in silenzio, alle volte non hai tutto questo desiderio di fare atto politico semplicemente uscendo per strada e tenersi tutti e 4 per mano come una qualunque altra famiglia.
Crede che questa legge sarà un reale deterrente per quanti della nostra comunità vogliono perseguire la scelta di diventare genitori?
Io posso rispondere di pancia, NO. Chi ha davvero forte il desiderio di diventare genitore non si fermerà. Io non mi sarei fermato. Desideravo diventare padre più di ogni altra cosa al mondo e non credo che se al tempo ci fosse stata questa legge mi sarei fermato. Avrei trovato il modo, affrontando dopo al rientro, tutte quelle conseguenze con la verità e l’orgoglio di ciò che avevo fatto, con l’ambizione forse di cambiare lo stato delle cose. Probabilmente ci saranno delle persone nella comunità che si faranno fermare ma del resto anche una GPA non è che sia proprio una passeggiata di salute, anche se non ci fosse una legge a vietarla! Io penso che chi desidera questo progetto continuerà a farlo e partirà per quel che io definisco da sempre il viaggio della vita. Lo stesso farà chi ha nel cuore questo desiderio ma ancora non la lucidità per realizzarlo. Del resto la storia ci insegna: quando l’aborto era vietato, le donne abortivano lo stesso, alle volte a caro prezzo. Non è il proibizionismo la strada giusta ma la regolamentazione, e questo dovrebbero capirlo tutte quelle associazioni antiscelta che si battono per tornare all’impossibilità di praticare un aborto in condizioni di massima tutela. La via del proibizionismo ha normalmente segnato reazioni opposte, e forse lo farà anche questa legge strumentale e ideologica. Del resto il vento del cambiamento non si può fermare con le leggi e la macchina si è messa in moto, nessuno potrà fermarla, nemmeno la destra più becera e oscurantista. Ci vorrà più tempo, ci vorranno strade nuove, che saranno più in salita, ma alla fine noi tutti nella nostra comunità siamo abituati a lottare e non ci fermeremo certo oggi. Come abbiamo urlato a Roma nella piazza della manifestazione del 17 maggio, una nuova alleanza si è creata, perché questa volta abbiamo chiaro che se toccano uno, toccano tutti e questo porterà inevitabilmente ad un cambiamento. Voglio crederci, sarà così, lo devo a me stesso, lo devo alla mia vita, a quella di tutte le persone che prima di me l’hanno perduta per lottare per i propri ideali, ma soprattutto lo devo ai miei figli, ai quali voglio consegnare un mondo decisamente migliore. Per me questa è la forma di amore più grande.