AUT Magazine

Cara JK Rowling, o JK TERF, grazie, ma no grazie

J.K. Rowling è la mamma di un ragazzino, anzi di un intero mondo, un mondo meraviglioso che abbiamo amato, e ancora amiamo alla follia. Ma come tutte le mamme, anche lei commette errori. Anche se lei ci è andata giù pesante. Sì proprio lei che aveva aperto le menti di così tantə bambinə, che aveva creato personagge femminili tanto indipendenti, lei che ha cresciuto una, due, tre generazioni. Dal 2018, di misfatti, J.K. Rowling ne ha fatti parecchi. Allora ci domandiamo: è possibile separare l’opera dall’autrice? La seconda puntata di Galassia Clandestina è dedicata a questo argomento "scottante", nel senso che ci brucia forte: possiamo continuare ad amare Harry Potter senza pensare alle posizioni della sua autrice?
jkr terf

jkr terf

TERF are the new mangiamorte

Giuro solennemente di non avere alcuna buona intenzione nei confronti di chi sparge odio nel mondo.

Di misfatti, J.K. Rowling ne ha fatti parecchi dal 2018 a questa parte. E lo scopo di questo articolo è capire se sia possibile separare l’opera dall’autrice.

Io sono molto grata a Harry Potter. Grazie alla sua magia mi sono potuta sentire, per la prima volta, parte di qualcosa di grande. Anche io, come moltə miə coetaneə ero un’emarginata. Non avevo mai sperimentato delle amicizie reali, ma soltanto di facciata. Invece Harry Potter mi aveva insegnato come doveva essere un’amicizia e mi aveva fatto capire che le persone giuste, mi avrebbero accettata per come ero.

Sono una persona che si fissa facilmente sulle cose, ma quello di Harry Potter è stato un evento che ha completamente cambiato la mia vita (allo stesso livello della scoperta di Ursula K. Le Guin), perché leggere la saga di Harry Potter mi ha portata ad appassionarmi davvero alla lettura e a cercare in continuazione stimoli attraverso grandi e piccole storie. Personalmente penso di essere anche stata fortunata, perché ho scoperto i libri di Harry Potter che ero quasi adolescente e quelli usciti, nell’ormai lontano 2003 li lessi tutti di fila.

Il problema fu che il mio fangirlaggio si mescolò agli ormoni dell’adolescenza e non capivo per chi avessi una cotta; per Ron o per Hermione? Poi comunque dal film Il prigioniero di Azkaban i miei dubbi furono chiariti.

Oh, Emma Watson.

Tu sai chi è TERF

Sono stata una fan sfegatata fino a pochi anni fa, sono andata agli Harry Potter studios, ho scritto — e un po’ me ne vergogno — decine di fanfiction sulla saga e puntualmente, una volta a settimana, sognavo di starmene a fare magie a Hogwarts. Per questo per me, e per moltə miə coetaneə è stato uno shock scoprire che JKR fosse una TERF — trans-exclusionary radical feminist. Proprio lei, che in una delle saghe più famose della storia della letteratura ha inserito un personaggio gay, seppur mai esplicitato. Proprio lei che aveva aperto le menti di così tantə bambinə, che aveva creato personagge femminili tanto indipendenti, quanto potenti (seppur sempre sidekick CRISTOFORO COLOMBO), lei che ha cresciuto una, due, tre generazioni. Lei che era l’idolo di tuttə, che si era creata dal nulla un impero, LEI che assomiglia quasi a LVI. No, dai scherzo. Non siamo a quei livelli.

Per ora.

In questi giorni, ho fatto un chiusone per ripercorrere tutto ciò che è successo dal 2018 a oggi, ovviamente cercherò di fare un mega riassunto, spero di riuscirci.

Quindi partiamo dalla domanda: è possibile separare l’opera dall’autrice?

Vi rispondo già: per me sì. Ma questa è la risposta breve, ora veniamo a quella lunga.

Non tuttə sanno che, sin dall’infanzia, Joanne Rowling non si sentiva al 100% donna. Anzi, in più interviste e documentari, ha affermato che avrebbe potuto diventare uomo se avesse trovato le condizioni giuste: tuttavia, sembra che questo suo desiderio fosse dettato da fattori esterni e uno in particolare: tuo padre voleva un maschietto, ma ahimé sei nata tu.

jkr terf

Ebbene sì, il padre modello di Rowling voleva proprio un figlio maschio e non si fece mai problemi a farlo presente alla sua primogenita Joanne. Quindi non credo che nel caso di JKR si parli di disforia di genere, ma è di certo interessante considerando i problemi che sono arrivati molti anni dopo.

Altro elemento da considerare, è che JKR, negli anni in cui scriveva Harry Potter, quando insegnava inglese in Portogallo, ha vissuto in prima persona una relazione violenta. Il suo primo marito, Jorge Arantes, era geloso, possessivo, tanto da toglierle le chiavi di casa per impedirle di uscire quando voleva: l’uomo arrivò addirittura a sequestrarle il manoscritto di Harry Potter e La pietra filosofale, perché così lei non avrebbe potuto lasciarlo.

Alla nascita della sua prima figlia, Jessica, avviene il disastro. L’uomo butta Rowling fuori di casa, la picchia in mezzo alla strada e la separa dalla figlia. Fortunatamente, Rowling va dalla polizia, si riprende sua figlia e fugge a Edimburgo. Lui la seguirà, lei richiederà un ordine restrittivo e solo allora Jorge lascerà in pace Rowling.

JKR e i doni delle TERF

È il 2018, JKR è già più famosa di Zeus e ha anche più soldi. Mette like a questo tweet:

jkr terf

per farla breve, Rachel Bear Hold raccontava un episodio spiacevole che le era accaduto al suo primo incontro nel partito Laburista in cui aveva chiesto di rimuovere un calendario che raffigurava donne mezze nude e le era stato risposto, parafrasando, no. In conclusione del tweet se ne esce con “gli uomini vestiti da donna ottengono la solidarietà dai brocialist (uomini di sinistra che in privato hanno comportamenti misogini) che io non ho mai avuto, questa è misoginia!”

Tutto inizia da qui. Da questo like a un tweet transfobico. Parte subito lo scandalo. Ma in questo frangente un portavoce di JKR dice che quel like era stato messo per sbaglio e poi la stessa autrice dice di aver messo like soltanto perché stava scrivendo una storia sul tema e aveva bisogno di usare il like come “segnalibro”

Ok. Dai, vabbè, ci può stare.

Passa un anno. Ed ecco qui.

JKR mette il segui su twitter a una TERF di prima categoria: Magdalen Berns

Ed è l’inizio della fine.

Andrò avanti veloce da qui in poi altrimenti stiamo fino all’anno prossimo, ma se volete ripercorrere tutta la storia, vi rimando al video di Iris Babilonia che vi darà grandi soddisfazioni.

Dal 2019 in poi si susseguiranno tutta una serie di eventi che vedranno JKR associata a personagge sempre più di estrema destra, con posizioni anti-abortiste e omofobe, alcune di queste in combutta persino con criminali e persone violente. A più riprese JKR farà una serie di dichiarazioni transfobiche, ma affermando di amare le persone trans — però non dovete avere i diritti perché altrimenti poi gli uomini cis etero se ne approfittano, si travestono da donna e aggrediscono altre donne nei bagni delle donne blablabla.

Cito anche il caso di Imane Khalif:

jkr terf

tradotto in soldoni qui si lamenta perché è stato permesso a “un maschio” di entrare sul ring contro una giovane femmina e blablabla. Inutile che vi dica che la campionessa olimpica è nata biologicamente donna e mi fa molto ridere il pensiero che JKR e le TERF come lei asseriscano che solo chi nasce biologicamente donna ha diritto di essere donna. – lallero.

Arriviamo quindi all’ultima, aberrante notizia di questa saga (che dura da più tempo di HP).

Nel 2018 in Scozia era stata approvata la Gender representation on public board — una legge utile per aumentare la presenza femminile nei consigli di amministrazione pubblici.

Questa legge stabilisce che il termine “donna” includa anche le donne transgender in possesso di un certificato di riconoscimento di genere, ovvero un documento legale che attesta il loro “cambio di genere”. Interviene quindi un gruppo chiamato For Women Scotland. Se ve lo state chiedendo, sì, è un gruppo antitrans, ovvio. Per loro le donne sono solo quelle nate biologicamente femmine. E quindi non potevano accettare l’idea di includere le donne trans nella definizione di donna, per loro significava togliere diritti alle “vere donne”. E quindi intentano una causa. E PERDONO. Fanno ricorso e… PERDONO DI NUOVO.

jkr terfE quindi vogliono presentare il caso PERSINO dalla Corte Suprema del Regno Unito. Tuttavia, per farlo ci vogliono migliaia di sterline ed ecco qui che lanciano una raccolta fondi, alla quale JKR dona ben SETTANTAMILA STERLINE.

Ed ecco qui che arriva la storica sentenza della Corte Suprema del Regno Unito (questo accadeva lo scorso 16 aprile), che ha stabilito che a livello giuridico, una “donna” è solo chi nasce “biologicamente donna”, escludendo in automatico tutte le donne transgender (ma anche includendo a forza gli uomini transgender).

E chiudo con il tweet che JKR ha postato su X il giorno seguente. Voldemort sarebbe fiero di lei.

JKR, dopo tutto questo tempo? Sempre Mai più

Prima di arrivare alla conclusione, voglio condividere un altro punto di vista interessante, che potete trovare qui.

In questo articolo, o meglio recensione del videogioco Hogwarts Legacy, l’autrice, Jaina Rodriguez Grey, nostra sorella trans, fa un discorso meraviglioso su come HP sia stato per lei un vero e proprio rifugio e come oggi sia diventato, a causa delle posizioni di JKR, ma non solo, privo di magia. Trova questa mancanza anche e soprattutto nella volontà, di tutte quelle persone queer e alleate, di non partecipare allo sviluppo del gioco. Un grande gesto di solidarietà nei confronti della comunità transgender tutta. Una presa di posizione che ci fa capire che possiamo ancora unirci per fare la differenza. In conclusione, Grey, dichiara di essere pronta a dire addio a Harry Potter.

Ecco, io mi trovo in accordo con le emozioni dell’autrice. Soprattutto su come Harry Potter sia stato un rifugio della me adolescente, emarginata e incompresa. Tuttavia, pongo un’ultima volta la domanda: è possibile separare l’opera dall’autrice?

Sì. Per me sì.

Perché amerò per sempre Harry Potter, per ciò che ha rappresentato, per come mi ha aiutata e accompagnata nel mio percorso. Per avermi fatta sentire speciale, per avermi fatto credere che la magia fosse davvero possibile. E nonostante mi renda conto dei limiti dell’opera, comunque figlia del suo tempo, riconosco che proverò per sempre un grande senso di affetto e gratitudine, perché ha significato davvero molto, per molto tempo.

Però JKR vaffanculo.

Vaffanculo tu e tutte le persone che come te si accaniscono verso chi è più vulnerabile. Vaffanculo a chi usa il proprio potere per depotenziare ulteriormente chi già di potere non ne ha. E il fatto di aver vissuto una relazione violenta, dovrebbe farti capire in maniera ancor più cristallina come ci si senta a essere aggredite, come ci si senta a essere fragili, vulnerabili, facilmente attaccabili. E invece pare proprio che Voldemort abbia molta più empatia di te.

Jaina Grey afferma, nel suo articolo, di non odiare JKR, perché sarebbe troppo facile. E invece io lascio che sia la me adolescente a parlare e le lascio dire che è molto, molto arrabbiata, delusa e amareggiata dall’autrice dell’opera che ha salvato milioni di bambini e bambine in tutto il mondo. Perché, a mio avviso, cara JKR, è evidente che tu ce l’abbia con gli uomini. Ma è altrettanto evidente che per te gli uomini siano “troppo potenti” e prendertela direttamente con loro sarebbe stato troppo difficile. E quindi utilizzi la scusa della biologia, per prendertela con delle donne che a te direttamente non hanno fatto proprio niente. Forse ti rode perché le donne trans, di base, rinunciano a una serie di privilegi che tu avresti voluto? Prova a scavare, a tornare in terapia e prova a capire perché spargi tanto odio, ti farebbe bene.

Però, finché non rinsavisci, JKR, vaffanculo.

Perché è vero che fai un sacco di beneficienza, è vero che hai fatto anche cose buone. Ma non concepisco come si possa spargere tanto amore, ma poi altrettanto odio nei confronti di un’unica categoria di persone già ampiamente discriminata.

jkr terfE non dirò addio a Harry Potter, ma non finanzierò più, neanche con un centesimo, il tuo impero.

Era Silente che diceva: Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.

Quindi tu, Joanne, hai scelto di essere transfobica.

NOX.

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Loredane M. Tshilombo
Pride: ieri, oggi, domani

Nel corso di 30 anni il pride in Italia ha attraversato diverse fasi. Come è cambiato negli anni, come è percepito diversamente dalle generazioni, nei propositi, negli obiettivi, nei racconti e soprattutto in un’ottica intersezionale? Una prospettiva personale e politica di una militante cresciuta insieme e in mezzo ai cortei.

Santiago Olivares
L’ispirazione di SakoAsko per il RomaPride

Santiago Olivares, meglio conosciuto come SakoAsko, è l’artista che ha realizzato l’illustrazione-manifesto del RomaPride 2024. Gli abbiamo chiesto di di raccontarci cosa lo ha ispirato per realizzarla.

Luca Ragazzi
40 anni di pride attraverso il cinema

Abbiamo fatto passi da gigante da quel ’94 del primo Pride italiano e il cinema e la televisione, da sempre specchio della società, lo hanno saputo raccontare bene. Anzi, talvolta, è lecito pensare che abbiano aiutato il dibattito, mostrando quantomeno modelli diversi da quelli veicolati dalle barzellette e nel migliore dei casi, traghettando il paese verso il progresso. Ripercorriamo insieme i film più significativi per la comunità.

Chiara Sfregola
Le unioni civili ci hanno regalato l’illusione di essere un Paese normale

Le istanze dei Pride dal 1994 a oggi sono cambiate? E come si sono evolute? Un dato è certo: volevamo una legge contro l’omolesbotransfobia e non l’abbiamo. Sono passati 8 anni dall’approvazione delle unioni civili e del matrimonio egualitario nemmeno l’ombra. Si sta avverando la profezia paventata da Famiglie Arcobaleno all’epoca, e cioè che questa legge “contentino”, incompleta a causa dello stralcio della stepchild adoption, non sarebbe stata toccata per 10 anni. Poi dicono che i Pride non servono più…

Isa Borrelli
Nostra è la rabbia

Il primo Pride fu rivolta. E mai come oggi in Italia e nel mondo lottiamo per la sopravvivenza. Viviamo sotto un governo fascista che perseguita le persone trans* e nonbinarie, le coppie omogenitoriali e lesbiche, che picchia studenti, ostacola il diritto all’aborto, nega una casa e un salario minimo a una popolazione sempre più povera, ma soprattutto è complice di un genocidio che osserviamo sempre più assopiti dagli smartphone. E’ tempo di riprendenderci spazi, luoghi e potere di parola.

Alessandro Michetti
Scie luminose queer al METEORE Fest 2024

Quest’anno non dovremo aspettare la notte di San Lorenzo per vedere delle meteore attraversare il cielo, basterà puntare il nostro sguardo verso gli spazi di Roma Smistamento fino al 15 giugno e di BASE Milano dal 21 al 29 giugno. A sprigionare l’energia detonatrice queer sarà il METEORE Fest – Lo spazio è queer. Ne parliamo con Carlo Settimio Battisti, Nicola Brucoli e Federico Sacco di TWM Factory.

Valeria Scancarello
La genZ incontra Dario Bellezza

“Bellezza, addio” è il titolo del documentario ideato da Massimiliano Palmese e diretto insieme a Carmen Giardina. Si tratta di un omaggio alla figura di Dario Bellezza, il celebre poeta romano, amico di Pasolini, Moravia, Morante, una delle voci più intense e originali della poesia italiana contemporanea. Ci siamo chiesti: quanti giovani oggi lo conoscono? Per questo abbiamo affidato a una delle nostre giovani penne l’intervista a Massimiliano Palmese. Quello che state per leggere è l’incontro tra le nuove generazioni e Beltà.

Sciltian Gastaldi
Fra pischell* e “scarti” 

Come cambiano i giovani di oggi rispetto a quelli di ieri. Fra errori, imprecisioni, ideologie e voglia di cercare un senso. Tre prospettive raccontate da student* del liceo e una panoramica offerta dal loro professore.

Paolo Notarticola
Il presente e il futuro visto dagli student*. Battaglie di oggi e obiettivi di domani

Le manganellate a Pisa. Il decreto ecovandali. I tagli all’istruzione. Segnali forti di assenza totale di politiche concrete a sostegno dei giovani. In questo contesto, le manifestazioni studentesche rappresentano non solo un mezzo per esprimere dissenso, ma anche un’opportunità di partecipazione attiva alla vita democratica del Paese. 
Un’appassionata analisi in prima persona delle sfide che si trovano a fronteggiare l* giovani. Con granitica determinazione.

Andrea Collins Amadio
Libri young adult, per adolescenti e non solo

La letteratura young adult è un genere per giovani adulti, ossia quella nicchia di adolescenti che va dai 14 ai 19 anni, troppo grande per le storie da bambini, ma ancora acerbo per un Michel Houellebecq o un Carrère. Hanno per protagonisti teenager da poco maggiorenni che affrontano i dilemmi tipici dell’adolescenza La realtà, però, è che il genere viene spesso letto maggiormente da chi i 20 li ha superati anche da alcuni anni. I maggior fruitori infatti sono persone di 40 anni. Forse perché la letteratura non ha mai età, come le emozioni. 

Sara Innamorati
La grammatica del conformismo nella scuola e nelle università italiane

Quanto è difficile riuscire a trovare una propria identità e una propria verità in un contesto di estremo conformismo, studiando su libri di testo scritti perlopiù da uomini eterosessuali e cis-gender? Continuare a insegnare con un sistema binario limita studentesse e studenti nella loro consapevolezza identitaria. La grammatica del conformismo spiegata da chi la vive sui banchi di scuola.

Camilla Rugolotto
Il modello transfemminista per rendere la scuola un posto sicuro

Per raggiungere un modello di scuola inclusiva servono strumenti per riconoscere, combattere e prevenire dinamiche di prevaricazione e violenza di genere insite in abitudini, gesti e parole di matrice patriarcale di cui siamo inconsapevoli. Abbiamo chiesto a Rete degli Studenti Medi, associazione fatta da student3 delle scuole superiori, di raccontarci la scuola italiana da chi vive quelle aule e quei corridoi ogni giorno.

Nicolas Pasantes
Come rendere la scuola uno spazio aperto a tutti i corpi e le identità?

La scuola italiana deve fare i conti con un problema di omobilesbotransfobia e, per quanto carriere alias e bagni genderless siano un primo passo per diminuire il minority stress che le persone lgbtqia+ soffrono quotidianamente anche dentro le mura scolastiche, bisogna fare molto di più. A dircelo, questa volta non sono i dati, ma loro: l3 student3. Abbiamo chiesto infatti a Rete degli Studenti Medi, associazione fatta da student3 delle scuole superiori, di raccontarci la scuola italiana da chi vive quelle aule e quei corridoi ogni giorno.

Nicola Brucoli e Ulderico Sconci
Roma, una puntata alla volta

Si dice sempre che c’è uno scollamento tra i giovani e la politica. Che la gen Z pensa solo ai social e a diventare famos*. Noi invece vi raccontiamo un’altra realtà. Quella dei tant* ragazzi e ragazze roman*, i pischelli appunto, impegnati e interessati alla politica. E lo facciamo attraverso gli autori di Roma Capita, un podacast che racconta una capitale piena di associazioni e comitati dal basso, di iniziative e centri culturali indipendenti formati da giovanissim* e che fa le pulci agli amministratori. Altro che i balletti di TikTok.

Emiliano Metalli
Pischellə teatrali e non: qualche esempio e un po’ di storia

Nel mondo del teatro e dello spettacolo sono tant* i giovani e le giovani artist* che hanno conquistato passo dopo passo spazi di creatività, influenzando sottili mutamenti sociali. Da Sarah Bernhardt a Greta Garbo, da Marlene Dietrich a Judy Garland, da Mario Mieli fino ai giovan* autori di oggi. Artist* che hanno saputo scavare nel tema identitario cercando di rinnovare lo spessore, il volume e il carattere di ogni scelta di autodeterminazione, impiegando linguaggi trasversali. 

Chiara Tesei
Quel (poco) che ho capito sull3 piskell3

Non può esistere più lotta queer senza quella transfemminista, antirazzista, per il clima e per qualunque istanza non rispetti la vita, umana e non. Le nuove menti affrontano le loro battaglie con creatività. Hanno i mezzi e sanno come usarli. Conoscono le parole per comunicare ciò che sentono. E se per quello che sentono la parola non esiste, nessun problema: la creano. Ecco come sono l3 pischell3 attivist3 della gen Z, visti da Chiara Tesei, referente del Gruppo Giovani del Mario Mieli. 

Sciltian Gastaldi
HIV, 40 anni senza vaccino

La scoperta del virus dell’immunodeficienza acquisita umana (Hiv) compie in questi giorni 40 anni, 23 aprile 1984, ed è un compleanno davvero triste, perché a oggi non esiste ancora un vaccino e le prospettive future non sembrano promettere nulla di buono. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Caterina Fimiani, medico specialista in Allergologia e Immunologia clinica presso il Policlinico Umberto I di Roma.

Egizia Mondini
L’editoriale – Pischell*

La parola a chi è adolescente, studente, nativodigitale, alle giovani menti, alle generazioni Zeta e Alfa. Del resto sono da sempre ciclicamente loro il motore del loro tempo. Questo AUT lascia la parola (e la tastiera) ai pischell*.

Francesco Ferreri
Dall’alto al basso. Perché è sempre tutta colpa dei giovani

Quando parliamo di discriminazioni, e di come quelle discriminazioni vengono raccontate, non possiamo non riconoscere il ruolo che il potere ha in questa dinamica. La società ha imposto delle gerarchie molto chiare sui corpi e sulle identità delle persone e questo sistema di potere fa di tutto per preservarsi, così come fa di tutto per manipolare ogni forma di protesta che potrebbe metterlo in difficoltà. Finché le generazioni più grandi continueranno a guardare quelle più piccole “from top to bottom”, non avremo uno sguardo oggettivo.

Yuri Guaiana
L’importanza della solidarietà internazionale per la comunità lgbtqia+ in Russia

Una delle situazioni più pericolose che come comunità ci troviamo oggi a fronteggiare è la dura repressione in Russia. La Corte Suprema russa ha dichiarato il movimento pubblico internazionale lgbtqia+ come estremista. A pochi giorni dalle elezioni presidenziali, due persone che lavoravano in un bar gay sono state arrestate e ora rischiano fino a 10 anni di reclusione. Non potevano che scatenarsi proteste, petizioni e azioni collettive: un’ondata di solidarietà internazionale necessaria e, ci auguriamo, efficace. 

Emiliano Metalli
Neapolis e le sue voci. In memoria di Enzo Moscato

A distanza di un mese dalla sua morte, disegniamo un profilo del regista e attore italiano, esponente di spicco della nuova drammaturgia partenopea. Enzo Moscato ha espresso Napoli con spudoratezza, narrando un mondo parallelo di emarginati, prostitute e omosessuali, metafora di una condizione esistenziale sospesa tra il maschile e il femminile.

Luca de Santis
L’editoriale – Monopolis: la città per un solo giocatore

Nel gioco del “Monopolis”, metafora della nostra società attuale, le nostre città sono diventate più chiuse che mai, i benefici e i privilegi sono tutti per un singolo cittadino: quello maschio, eterosessuale, bianco, abile, ricco, conforme, quello che vince “senza passare dal Via!”, mentre il resto della popolazione viene messo da parte, ignorato o addirittura penalizzato.

Baldurs gate 3
Marina Pierri
Quando il (video)gioco è inclusivo: la lezione del consenso di Astarion in Baldur’s Gate 3

Può un videogioco insegnare cosa sia il consenso e l’abuso? Essere survivor o abuser? Nel pluripremiato videogame Baldur’s Gate 3 il personaggio pansessuale di Astarion è una masterclass di scrittura, in un “viaggio dell’eroina” sviscerato dalla più esperta studiosa del campo, Marina Pierri.

Majid Capovani
Stai fermo un turno, anzi, due! La (velata) oppressione delle identità impreviste

Non si è solo emarginatə in quanto queer, ma in quanto queer e razzializzatə, in quanto queer e religiosə, queer e neurodivergentə/disabilə e molte altre possibili combinazioni. Trovare dei luoghi davvero safe, in cui poter esprimere liberamente la propria identità con tutte le sue intersezioni, diventa molto difficile, contribuendo ad alimentare quel senso di solitudine e isolamento che moltə di noi si portano dietro, imprevisti di una società che non contempla esistenze e vissuti come i nostri. Strettə nella sensazione di essere sempre “troppo” o “troppo poco”.

Luca Ragazzi
Festival di cinema queer in Italia. Lo stato dell’arte

In tempi in cui il cinema è nel nostro salotto, hanno ancora senso i festival? Se i film a tematica LGBTQIA+ ormai vincono gli Oscar, ai festival restano solo gli scarti? Non è così. Dietro questi festival c’è un enorme lavoro di ricerca.

Milo Serraglia
Perché è importante la carriera alias nelle scuole e sul lavoro

Le vite delle persone trans* sono sotto bombardamento istituzionale e mediatico: ispezioni, illazioni, interrogazioni parlamentari, talk televisivi, raccolta firme piegati alla retorica pro-life. Alla battaglia contro la carriera alias, ora si aggiunge il caso dell’Ospedale Careggi di Firenze con l’ennesimo attacco strumentale nei confronti delle persone più piccole della nostra comunità, bambin* e adolescenti gender variant. E’ necessario proteggere le persone trans* più giovani a partire dal diritto allo studio e a non essere oggetto di discriminazione, proprio come prevede la nostra Costituzione.

Mohamed Maalel
Imprevisti e probabilità: essere italiani di seconda generazione

Nascere e crescere in Italia con un padre tunisino e una madre italiana spesso significa essere ritenuti soggetti al limite, continuamente in cerca di definizione. Siamo sicur* di star giocando con le stesse regole?

Marcello Lupo
Vai in prigione! Storia di una rinascita

Quanti sono i pregiudizi e le difficoltà che gli ex detenuti devono fronteggiare quando vengono reintrodotti nella società? La reintegrazione nel tessuto sociale e lavorativo è un passo cruciale per la vera libertà e il cambiamento positivo nella vita di chi ha scontato una pena e deve essere messo in condizione di tornare alla vita.

Aldo Mastellone
Soldi colorati: come riconoscere il rainbowashing nelle campagne Pride

Nella città di Monopolis come orientarsi nella comunicazione aziendale della diversity e inclusion? Perché un’azienda decide di esporsi su questi temi? E’ vero che “guadagnano sulla nostra pelle” come spesso leggiamo sui social network? Ed è davvero solo per soldi? Ecco una guida semplice e pratica su come riconoscere il rainbowashing. 

Marina Cuollo
Tu non giochi! Rivoluzionare la rappresentazione della disabilità nei media.

Mentre i paesi anglofoni iniziano ormai a considerare inammissibile la simulazione del corpo disabile come performance attoriale, in Italia questa è una pratica ampiamente diffusa. Riconoscere l’importanza di avere persone con disabilità nell’intera filiera dell’industria audiovisiva è un passo fondamentale. Che è tempo di fare.

Isabella Borrelli
Sfamiglia Queer: da cura a pratica politica

La decostruzione della famiglia tradizionale: una riflessione sulle nuove dinamiche relazionali che mettono in discussione una serie di concetti che non ci rappresentano più nelle identità. E ancora: l’importanza delle reti relazionali queer e le sfide nel contesto politico contemporaneo. Perché oggi più che mai la famiglia è politica.

Luca de Santis
Il mio mondo nei videogiochi

In occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo “Gamer girl”, abbiamo intervistato Valerie Notari, autrice transgender, gamer e veterana del cosplay italiano. Un intimo sguardo a un’altra famiglia, quella virtuale del mondo dei videogiochi. Una conversazione appassionante sulla crescita personale, l’identità di genere e il potere transformativo delle storie.

Sciltian Gastaldi
Storia di un gruppo rivoluzionario degli anni ’80

Uno dei primi esempi di quella che oggi chiamiamo famiglia queer ebbe origine proprio a Roma, tra le persone del gruppo dirigente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, nella seconda metà degli anni ‘80. Una domenica pomeriggio, abbiamo riunito in un salotto romano alcuni di loro: Francesco Gnerre, Giorgio Gigliotti e Andrea Pini, e ci siamo fatti raccontare da loro quella che fu la loro ‘comune frocia’. Nel ricordo di Marco Sanna.

Sara Paolella
Scomodo: una questione di famiglia

Scomodo è uno dei prodotti editoriali più interessanti degli ultimi anni. E’ un mensile cartaceo di approfondimento che rappresenta uno spazio di espressione per centinaia di redattori, artisti, creativi e scrittori under 30. Come Aut, combattono la superficialità, la mancanza di approfondimento dell’informazione mainstream e vogliono connettere mondo fisico e digitale. E la redazione è all’interno dello Spin Time, spazio di rigenerazione urbana a Roma. Se non sapete chi sono, è tempo di conoscere questi ragazzi.

Luca de Santis
Queer family: le serie TV che la raccontano meglio

Nella comunità LGBTQIA+ la famiglia ha tanti significati, più ampi e complessi di quanto si creda, e le serie TV negli ultimi anni hanno provato a raccontarle. Io ho chiesto alla mia famiglia queer di mandarmi un vocale con i loro titoli preferiti. Un po’ diario, un po’ podcast, un po’ una finestra intima. Perché se si ha avuto la fortuna di incontrare persone così speciali, condividerle è il miglior regalo che si possa fare.

Mauro Angelozzi
Madonna Celebration Tour: riunione di famiglia

Quello che Madonna ci ha sempre insegnato è che non è nei legami di sangue che si trova la pace. E quella che si è ritrovata intorno a lei in occasione del Celebration Tour è sicuramente la sua fedele e inossidabile (come lei) queer family: vite sopra le righe, famiglie dove tutto è possibile, dove ci si ama e ci si odia in libertà, dove la stravaganza si fa arte e il genere conta zero. Noi eravamo alla tappa di Colonia e vi raccontiamo com’è andata. 

Karma B
A Michela Murgia

“Ricordatemi come vi pare”, ha detto, e si è fatta isola, miraggio superiore, fata morgana, distanza da non colmare, qualcosa che non si può ricordare, come un verbo che ha solo il presente, impossibile da coniugare. Se esistessero le parole giuste per “dire” Michela Murgia sarebbero quelle che le Karma B hanno dedicato a lei sul palco dei Rainbow Awards 2023, di fronte al marito, il figlio e una parte della sua numerosa e variegata queer family. 

Roberta Ortolano
Il nostro percorso di procreazione medicalmente assistita 

Un viaggio intimo attraverso le sfide della maternità lesbica: un racconto di coraggio, speranza, resistenza e determinazione con il sogno di diventare genitori.

Giovanni Raulli
Casa Arcobaleno: le famiglie che ti salvano

Siamo entrat* all’interno di Casa Arcobaleno, il rifugio per giovani LGBTQIA+ espulsi dalle proprie famiglie. Perché non sempre le famiglie di origine rappresentano un porto sicuro. E per salvarci abbiamo bisogno di scialuppe di salvataggio.

Egizia Mondini
L’editoriale – Queer families

Le famiglie queer, intese come reti di affetto e sostegno costruite al di là dei tradizionali legami di sangue, rappresentano un esempio tangibile di amore, inclusività e solidarietà. Quanto sono state importanti in passato e quanto lo sono ancora oggi?

Andrea Pini
Co-housing: una proposta per vivere insieme

Dove spariscono le persone LGBTQ+ quando invecchiano? La maggior parte si ritira riducendo contatti, relazioni ed attività sociali, fino all’invisibilità. Eppure sono tante le energie, le competenze, le esperienze che possiamo mettere in circolo per far fluire in azioni di aiuto reciproco. Serve un ponte tra le vecchie e le nuove generazioni, che dia un senso ai ricordi degli uni e forza agli altri. E il co-housing può rispondere a questa esigenza.

Pino Anastasi
Famiglie di salvataggio ai tempi dell’aids

Un viaggio nelle memorie di chi ha affrontato l’epidemia di aids, dalle prime notizie a una tesi di laurea, da Muccassassina all’Unità di Strada, il  racconto di chi ha trasformato l’impegno in sostegno.

Chiara Tesei
Di salute mentale e tabù di coppia

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Elena Incatasciato
Di bisessualità e pansessualità

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Ali Bravini
Di poliamore, neurodivergenze e salute mentale

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Michela Andreozzi
E se non voglio essere madre?

Essere donna prima di essere madre. Decidere di NON avere figli è ancora un tabù. Dalla discriminazione alla scelta: il percorso verso una vita senza maternità raccontato dalla sagace penna di Michela Andreozzi.

Egizia Mondini
L’editoriale: quali sono i tabù di oggi?

Quello che è tabù per uno può essere pregiudizio per un altro. Quando apriamo il barattolo e dobbiamo decidere cosa metterci dentro, le diverse prospettive emergono e diventano esse stesse un interessante spunto di riflessione e confronto. 

Alessandro Michetti
Il porno è ancora un tabù?

La vergogna è il braccio armato dei tabù, che a loro volta sono l’impalcatura che tiene in piedi uno dei dogmi più insidiosi e castranti che esistano: la sacralità del sesso. Intervista ad Alice Scornajenghi, creatrice dell’acclamata fanzine erotica Ossì, spazio per una narrativa porno di qualità.

Raffaella Mottana
Soli

Il tema tabù coinvolge anche la questione delle nuove coppie: troppie, coppie aperte, poliamoros*. E proprio a questo è ispirato questo racconto. Un altro frutto della collaborazione con Accento Edizioni con i suoi promettenti, brillanti giovani autori. 

Francesco Ferreri
Tabù, tra paura e controllo

Il potere dei tabù: strumenti sociali di controllo e l’influenza infettiva all’interno dei gruppi, anche lgbtqia+.

Giulia Paganelli
Corpi grassi: tabù e identità nella comunità LGBTQIA+

Grassofobia: la battaglia contro gli stereotipi nella comunità LGBTQIA+, nell’era di Sam Smith.

Ali Bravini
Basta un pezzo di carta (?)

Tabù di genere e percorsi trans: la necessità di un cambio radicale.

Luca Ragazzi
La sessualità tra gli anziani nel cinema: oltre il tabù 

Desiderio e intimità: rappresentazioni della sessualità tra anziani, oltre gli stereotipi. Ecco un’antologia dei film che trattano (bene) l’argomento. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
Lo stigma della depressione

Intervista al Trio Medusa, ambassador della campagna “La Depressione non si sconfigge a parole”.

Valeria Scancarello
Il “peso” dello stigma: centimetri della mia storia

Affrontando la grassofobia: una riflessione personale sulla società e l’accettazione di sé.

Egizia Mondini
L’editoriale – Nuove mappe per orientarsi

C’è venuta voglia di indagare nuove geografie, zoomando sui dettagli, sbirciando dentro i vicoli delle nostre sfumature, vedendo fino a che punto ci siamo spinti alla scoperta di nuovi territori, ridisegnando la mappa del nostro ecosistema. Ne è emersa una nuova cartografia della comunità lgbtqia+, e non solo, intrigante e stimolante, ma con confini mai troppo definiti. Non vi resta che sfogliare l’atlante insieme a noi.

Isabella Borrelli
Il linguaggio inclusivo fa schifo

“Vi inventate sempre nuove parole” è l’accusa più diffusa e fessa mai fatta alla comunità lgbtqia+. Il linguaggio neutro ha provato a proporre nuove mappature che scardinassero il maschile universale. L’utilizzo di linguaggi neutrali e non binari ha avvistato una nuova terra del linguaggio queer. La rottura del paradigma, della norma e del cambiamento è invece non solo qualcosa a cui aspirare ma una pratica politica. E’ anche attraverso il cambiamento e sovvertimento del linguaggio che pratichiamo la nostra dissidenza. E affermiamo la nostra esistenza. 

FRAD
Non si può più dire niente?

Sembra l’argomento del momento, anche in bocca a chi ancora fa fatica a capirne il senso. Un senso prima ancora umano che politico. E allora noi, abbiamo pensato di prenderci anche un po’ in giro. Per non farci dire che ci prendiamo sempre e solo troppo sul serio. E chi meglio di FRAD poteva riuscirci? Ma davvero con noi persone LGBQTQIA+non si può più dire niente? E non si può scherzare? Per fortuna ci sono le vignette di Frad.

Antonia Caruso
È davvero inclusivo parlare inclusivo? 

Abbiamo iniziato davvero a credere che cambiando le parole sarebbe cambiato il mondo. Se non ché, il resto del mondo continua a non saper né leggere né scrivere e la lingua del futuro non sarà sicuramente l’italiano.

Jennifer Guerra
Il movimento trans-femminista oggi in Italia

Non solo grandi città. Dalle Case delle donne ai centri antiviolenza; l’importante rete di supporto della rete transfemminista italiana cresce nei piccoli centri con oltre 150 gruppi e iniziative.

Gayly Planet
Le nuove geografie del turismo LGBTQIA+

Dai Grand Tour ai Gay Camp: il turismo LGBTQIA+ in Italia racconta la storia della nostra comunità, dall’Ottocento fino ai giorni nostri.

Vincenzo Branà
L’importanza dei pride di provincia

Piccoli centri, grandi Pride: dal caso di Latina a quello di Campobasso, dalla crescita di Ragusa all’abbraccio orgoglioso di Lodi. E se la politica LGBTQIA+ ripartisse da qui?

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