Sei giorni per raccontare sei personalità indimenticabili e straordinarie. Così Mariangela D’Abbraccio e Manuela Kustermann omaggiano alcune delle più grandi figure femminili fra Otto e Novecento, con la complicità di penne prestigiose come Maurizio De Giovanni, Dacia Maraini e Sandra Petrignani.
“Sei donne che hanno segnato la storia/Sei autori che le raccontano” è un progetto di Mariangela D’Abbraccio, con la regia di Francesco Tavassi e la collaborazione musicale di Cinzia Merlin, Dario Piccioni e Pietro Caroleo, per dare corpo e voce a donne uniche nel loro specifico ambito dall’arte alla scienza: Camille Claudel, Marie Curie, Marilyn Monroe, Maria Montessori, Eleonora Duse e Billie Holiday saranno le protagoniste di questo elaborato e accurato progetto artistico.
L’unicità della programmazione proposta rende l’occasione ancora più eccezionale, D’Abbraccio e Kustermann si alterneranno o duetteranno sull’onda di un testo concepito esclusivamente per la singola serata. Fondendo parola e presenza, le due dive del teatro contemporaneo condurranno il pubblico indietro nel tempo, per riscoltare una versione – forse più attendibile, forse più sincera – della storia umana di queste donne. Per restituire con gratitudine quanto ognuna di loro ha donato al mondo.
Al Teatro Vascello di Roma, dal 6 all’11 maggio, dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17:
Camille Claudel di Dacia Maraini – 6 maggio h 21 con Mariangela D’Abbraccio
Marie Curie di Sandra Petrignani – 7 maggio h 21 con Manuela Kustermann, accompagnata al pianoforte da Cinzia Merlin
Marilyn Monroe i suoi diari segreti – 8 maggio h 21 con Mariangela D’Abbraccio, accompagnata al contrabbasso da Dario Piccioni
Maria Montessori di Eugenio Murrali – 9 maggio h 21 con Mariangela D’Abbraccio e Manuela Kustermann, accompagnata al contrabbasso da Dario Piccioni
Eleonora Duse di Andrea Chiodi e Francesco Biagetti – 10 maggio h 19 con Manuela Kustermann accompagnata al pianoforte da Cinzia Merlin
Billie Holiday di Maurizio De Giovanni – 11 maggio h 17 con Mariangela D’Abbraccio, accompagnata al contrabbasso da Dario Piccioni e al pianoforte da Pietro Caroleo
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LA RECENSIONE -> Due per sei: Camille Claudel e Maria Montessori
Dell’impegnativo progetto proposto dal Teatro Vascello, su un’idea di Mariangela D’Abbraccio, abbiamo scelto di approfondire due figure: Camille Claudel e Maria Montessori.
Non per capriccio, né per puntiglio, ma quasi per caso. Sarebbe stato meglio essere presenti a tutti e sei gli appuntamenti, ma la programmazione settimanale non lo permetteva. Peccato: Marie Curie, Marilyn Monroe, Eleonora Duse e Billie Holiday forse ci rimarranno male. Ma è anche vero che rispetto a loro, Claudel e Montessori sono meno note e vale quindi la pena scoprirle e raccontarle.
L’universo complesso e drammatico di Camille Claudel è narrato da Dacia Maraini. La struttura del testo è un viaggio nella mente della scultrice che mantiene in superficie il volto della donna e nasconde al di sotto della sua malinconia i conflitti, le ingiustizie, le violenze e la rassegnazione cui è stata destinata. Tornano i temi cari alla Maraini e forse per questo la scrittura fluisce senza intoppi, trascolora da una scena all’altra, toccando ambiti ancora oggi critici per la società e per le donne, in particolare. Aborto e maternità, parità lavorativa e indipendenza, dignità artistica e umana. Ne escono sconfitti gli uomini, Rodin e Paul Claudel, che ne hanno scandito i traumi più violenti.
Mariangela D’Abbraccio dà voce a tutti i personaggi, mutando camaleonticamente accenti e altezze, adattando silenzi e sospensioni a una storia che, per certi aspetti, lascia storditi e arrabbiati. Lo fa per mezzo di una interpretazione misurata, ma non intellettualistica, padrona di sé, ma anche accesa e bruciante, coinvolgente, vitalissima persino nei momenti di maggiore disperazione.
Le immagini scorrono dietro di lei e acquistano tridimensionalità nelle sue parole, sembrano accoglierla al loro interno. Le porte del sanatorio più di altre immagini offrono questa impressione: l’attendono, per nasconderla al mondo. Per nascondere i suoi imbarazzanti modi, le creazioni artistiche, la colpevolezza di essere una donna indipendente, forte, combattiva in un mondo che la vorrebbe appartata, remissiva. Combatteva Camille, annichilita dei trattamenti sanitari, come oggi seguitano a combattere migliaia di donne per affermare la propria indipendenza e la dignità della propria esistenza.
La serata dedicata a Maria Montessori – personaggio forse più noto in Italia rispetto a Claudel – ha avuto un esito meno completo. A partire dal testo, che avanzava per blocchi e con minore fluidità di quello di Dacia Maraini.
Eugenio Murrali, che pure è molto apprezzato per il suo romanzo d’esordio “Marguerite è stata qui”, compie qui una scelta poco “teatrale”. Contrappone due storie affidando due vicissitudini biografiche alle interpreti in scena. Mariangela D’Abbraccio è Maria Montessori, mentre Manuela Kustermann è una donna che l’ha conosciuta e ne è rimasta tanto colpita da compiere scelte di vita in linea con i precetti e le idee montessoriane, in senso ampio.
I due universi, però, non si incontrano effettivamente mai. Non scorrono neppure paralleli, procedono per episodi conclusi, avanzando più o meno faticosamente verso il finale, che è forse il momento più poetico e più toccante della serata.
Entrambe le attrici offrono una prova all’altezza della propria fama, anche se a Mariangela D’Abbraccio giova di lavorare su testi più efficaci dell’altra, perché di penna della stessa Montessori. C’è una autenticità nella sua voce che non si ritrova nel personaggio di Manuela Kustermann. Relegata al racconto privato, forzatamente costruito per dare supporto alle svolte biografiche di Montessori, la sua interpretazione perde mordente, soprattutto avanzando nel racconto. Si sente che, in fondo, questa donna non esiste, non ha davvero contatti con i luoghi e i tempi attraversati dall’altra. È uno specchio che non riflette l’immagine reale, bensì cerca di creare un’illusione meccanica. Peccato, perché il duetto fra le due poteva condurre la parte biografica del testo – contraddittoria e faticosa come la maggior parte delle biografie teatrali e per questo meno duttile – a qualche risultato più eversivo. Invece l’unica luce davvero importante che regala questo lungo reading, neppure ravvivato dalle immagini proiettate, piuttosto ripetitive, è il desiderio di scoperta che porta la protagonista, nonostante l’età e le difficoltà, a voler viaggiare, scoprire, studiare e impegnarsi fino alla fine. Una luce di speranza che senz’altro arriva al pubblico.
A fronte degli sforzi attoriali e dello splendido contrappunto musicale di Dario Piccioni, non accompagnamento, ma sonorizzazione drammatica del racconto, la serata però non raggiunge gli esiti sperati.